Puericultura o Puericulture ?
La puericultura dovrebbe essere la scienza che studia le modalità di cura dei bambini piccoli, in realtà essa si fonda assai poco su criteri scientifici, ma è invece fortemente influenzata da fattori culturali e sociali. Per questo non dovremmo considerare una sola puericultura giusta ed efficace, ma ritenere possibili tante puericulture quante sono le culture che influenzano le modalità con le quali ci si prende cura dei bambini.
Oggi, più di ieri, abbiamo la possibilità di sperimentare stili di vita differenti e, osservando la società multietnica che si sta configurando, abbiamo la possibilità di inventarci modalità aperte di accudimento dei piccoli. Questo non dovrebbe rappresentare un allontanamento dalle nostre radici e dalle nostre tradizioni, ma semplicemente una maniera di vivere con schemi meno rigidi e con maggiore senso critico.
Abbiamo la possibilità di costruirci un saper “meticcio” che sia in grado di sintetizzare e valorizzare gli aspetti positivi che ogni cultura possiede. Alla fine potremmo anche scoprire che il maternage africano è elaborato e artificiale quanto il nostro perchè strettamente collegato alla struttura sociale nella quale si è sviluppato.
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In Burkina Faso, durante la gravidanza, si pratica un rito che prevede di interrogare il feto per scoprire da lui il motivo della sua venuta sulla terra e per individuare il nome che dovrà portare; per loro infatti è il bambino stesso che decide di nascere e di incarnarsi in una determinata famiglia. Presso questo popolo, i fratellini vengono tenuti in una stanza attigua a quella del parto affinchè possano rispondere con la loro voce al primo vagito e far sapere così al nuovo nato di essere arrivato nel posto giusto.
In molte altre popolazioni il nome non viene scelto dai genitori, perché si ritiene che sia già posseduto dal bambino e spetti agli adulti scoprirlo attraverso l’osservazione del comportamento del piccolo; si ritiene che “il nome sia la persona” e rappresenti la sua identità.
Molti genitori mussulmani, subito dopo il parto, come rito di protezione e di accoglienza, recitano nell’orecchio del neonato la prima sura del Corano. La stessa preghiera è spesso usata come ninna-nanna.
E’ abitudine in Africa parlare e cantare al bambino mentre lo si allatta; un proverbio africano dice infatti: “il cibo senza parole riempie lo stomaco, ma non la testa”.
Presso moltissimi popoli (Marocco, Cina, Egitto, India, Mali, ecc.) la donna che ha partorito viene tenuta in quarantena; in questo periodo altre donne si prendono completamente cura di lei, affinchè lei possa prendersi cura del suo bambino.
Sarebbero 186 le popolazioni del pianeta nelle quali i bambini piccoli vivono per l’80-90 % del tempo a contatto con l’adulto; nelle società industriali invece il tempo di contatto fisico con i genitori è stato calcolato intorno al 25 %.
Nelle Filippine per proteggere il bambino gli si mette in tasca del riso; come amuleto è usato anche un pezzetto di moncone ombelicale essiccato.
In Marocco per calmare il bambino dalle coliche si usa camomilla di erba luisa o infuso di menta; lo svezzamento è iniziato con i datteri che vengono schiacciati con miele e semi di sesamo. Per il mal di pancia si usano tisane all’origano. I piccoli dormono nel letto con la mamma per almeno tutto il primo anno di vita. Sempre in Marocco a 7 giorni di vita si fa la festa del nome sacrificando un agnello; a 40 giorni invece si fa il rito del taglio dei capelli (rito di purificazione) lasciando però un piccolo ciuffo. Per proteggere il bambino si usa la mano di Fatima attaccata ai vestiti o il Corano posto vicino alla testa o sotto il cuscino. E’ tradizione vestire il neonato nei primi giorni con abiti usati dai fratelli più grandi.
In Sri Lanka si allatta almeno fino ai due anni. Il bambino viene spesso massaggiato con olio di cocco o con il latte della mamma; per le coliche si usano i semi di finocchio. A 40 giorni il bambino viene presentato alla comunità e nell’occasione gli si tagliano i primi capelli che vengono buttati nell’acqua che scorre. A 7 mesi si fa la festa del primo boccone salato.
I cinesi fanno la festa del primo mese e successivamente la festa dei primi 100 giorni (sono generalmente pranzi dove si radunano tutti i parenti).
In Perù si divezza con il tuorlo d’uovo e con una particolare banana arancione molto nutriente. Alcuni nonni non toccano i nipoti fino all’età di un mese quando vengono battezzati.
Le Egiziane seguono alla lettera il versetto 233 del Corano che prescrive l’allattamento per i primi due anni (è consentito però utilizzare una balia). Il bambino dorme generalmente nel letto dei genitori per i primi 3 anni e durante il giorno è quasi sempre in contatto con la mamma.
Non sono note popolazioni extraeuropee che usino il ciucio, ne metodi di allattamento che utilizzino orari fissi per le poppate. Le mamme berbere insegnano al bambino un controllo precoce degli sfinteri tenendolo nudo sulle proprie caviglie dondolandolo e cantando per rassicurarlo.
In Mali il bambino viene educato al controllo degli sfinteri dal momento in cui inizia a camminare; lo svezzamento invece è programmato verso i due anni di età.
In Africa occidentale generalmente i bambini dopo la nascita dormono a contatto dell’addome della mamma, in seguito si collocano a contatto della schiena della madre; crescendo dormiranno inizialmente con altre “madri” e poi con bambini della loro età. Per massaggiare e ammorbidire la pelle dei bambini in Africa occidentale viene usato il burro di karitè e l’olio di palma bruciato; in India usano l’olio di senape durante l’inverno, quello di cocco d’estate, mentre in primavera e in autunno viene impiegato l’olio di sesamo.