C’era una volta il paese di Mondobimbo
I bambini costituiscono una percentuale importante dell’umanità, delle sue genti, popoli e nazioni, in quanto abitanti, concittadini nostri, nostri compagni di sempre. Sono stati, sono, saranno. Una vita tanto per ridere non esiste. No, l’infanzia sono lunghi e importanti anni nella vita di un uomo
J. Korczak, 1929
Si trovava incastonato tra una catena di montagne, non molto alte ma ben allineate, e un bel golfo, piuttosto aperto, in parte spiaggioso e in parte rotto da basse scogliere che si tuffavano nel mare.
A Mondobimbo abitava circa un milione di abitanti. La metà della popolazione era residente nella capitale, collocata a circa dieci chilometri dal mare e a trenta dai monti, mentre il resto degli abitanti era distribuito nel territorio a popolare grossi paesi, localizzati prevalentemente lungo la costa. Altre abitazioni erano sparse verso le colline fino alle pendici dei monti.
Mondobimbo era apparentemente una nazione normale, con i soliti problemi di sviluppo troppo veloce e di tradizioni che stentavano a sopravvivere. La crescita economica degli ultimi decenni, e soprattutto un lungo periodo senza guerre, avevano prodotto un certo benessere; anche la disoccupazione, come le vecchie malattie infettive, era ormai soltanto un lontano ricordo.
Tutti gli abitanti di Mondobimbo possedevano un’abitazione e almeno un’automobile. Il livello culturale era medio-alto, con ampia diffusione di biblioteche ben frequentate. Le biblioteche a Mondobimbo erano presenti anche nei paesi più piccoli, mentre le case più isolate potevano utilizzare un servizio di distribuzione settimanale: il famoso pulmino giallo, guidato da un vecchio bibliotecario in pensione che i bambini, incapaci di distinguere tra l’autista e il suo veicolo, avevano soprannominato Barbagialla.
Anche la televisione e i quotidiani locali contribuivano come potevano a far circolare le notizie, fornendo occasioni di dibattito e di confronto politico.
A Mondobimbo da molti anni governava una giunta un po’ anomala, che aveva la particolarità di essere costituita da un alto numero di donne ai posti di maggiore responsabilità. Uno dei motivi di questo semi-matriarcato era la maggiore capacità culturale e organizzativa delle donne di Mondobimbo rispetto ai loro concittadini maschi. Per alcuni decenni le ragazze di questo paese si erano diplomate e laureate con risultati di gran lunga superiori a quelli dei loro coetanei, mostrando poi nei luoghi di lavoro grande efficienza, resistenza e capacità organizzativa.
Sia nell’ambito produttivo che in quello più strettamente politico, le donne di Mondobimbo avevano dimostrato una particolare abilità nel trovare quel raro e difficile equilibrio tra razionalità e sensibilità, riuscendo a mescolare abilmente il nuovo e il vecchio, la tradizione e l’innovazione. Alcune personalità, in particolare, erano riusciti a trovare l’alchimia giusta per coniugare l’efficienza professionale con la sensibilità famigliare, esaltando al contempo sia la loro maternità che la loro produttività sociale.
Erano stati necessari alcuni decenni per arrivare a questo risultato, favorito in parte dal relativo isolamento del paese, ma soprattutto da quel lungo periodo di pace e di benessere cui si è già accennato.
Cosa dire degli uomini di Mondobimbo? Non c’è poi molto da dire, non erano peggio degli uomini di altre nazioni, semplicemente da alcune generazioni non avevano più dovuto mostrare la loro forza fisica, né difendere le loro famiglie dai predoni che battevano le coste nei secoli passati, e da tempo avevano anche perso la cattiva e antica abitudine di vivere in competizione gli uni con gli altri. Gli uomini di Mondobimbo non avevano quindi bisogno di dimostrare nulla a chicchessia, vivevano godendosi il loro relativo benessere, consapevoli che le loro donne erano in grado di gestire meglio di loro i problemi del paese.
Il limitato ruolo politico degli uomini, contrariamente a quanto si possa pensare, non aveva assolutamente minato la loro autostima, semplicemente perché a Mondobimbo da tempo si era gradualmente spenta l’antica competizione tra uomini e donne; questo importante fenomeno era la conseguenza dell’abbandono definitivo e duraturo di ogni forma di discriminazione e di disuguaglianza tra maschi e femmine.
In realtà, come dicevamo, a Mondobimbo vigeva un matriarcato soltanto parziale, in quanto diversi uomini contribuivano a vari livelli alla gestione sociale e politica del paese, ma ai vertici e ai ruoli chiave del potere, ormai da tempo, si vedevano praticamente solo donne.
Questo predominio femminile divenne ben presto oggetto di studio anche da parte dell’università di Mondobimbo. I sociologi e gli psicologi interpretavano in vario modo questa tendenza della società del paese, evidenziando, ad esempio, come il ruolo politico dell’attuale sindaco e della sua giunta, prevalentemente femminile, non si potesse definire di genere, ma rappresentasse un mix equilibrato di maschile e di femminile. Una perfetta sintesi, che era stata impossibile alle vecchie generazioni di politici maschi, i quali per secoli avevano mantenuto i loro rigidi schemi, quasi recitando un ruolo teatrale, poco efficace ma duraturo proprio perchè inflessibile.
Negli ultimi anni si erano sprecati gli studi per scoprire cosa aveva portato le donne di Mondobimbo a sviluppare questa particolare flessibilità e polivalenza. Le ricerche in campo biologico e genetico non furono in grado di giungere a spiegazioni plausibili, poiché la differenza di genere a questo livello non si dimostrò sufficientemente significativa. Anche il diverso assetto ormonale maschile e femminile non riuscì a giustificare le differenze che si volevano indagare; anzi, donne con un carattere di base sensibile e tranquillo, mostravano in alcune situazioni una forza e una capacità decisionale più simili a quelle di un condottiero che di una massaia.
Se diamo credito alle diverse tesi e ricerche svolte negli ultimi anni, dobbiamo concludere che la particolare abilità delle donne di questo paese, fu la diretta conseguenza del lungo allenamento legato alla necessità di coniugare lavoro e maternità, professione e crescita dei figli. Studi recenti nel campo delle neuroscienze hanno evidenziando come l’assetto mentale di molte donne di Mondobimbo sia caratterizzato da uno straordinario sviluppo della regione cerebrale dei cosiddetti neuroni mirror (probabile sede dell’empatia e della sensibilità), ma anche delle tradizionali zone cerebrali già note per svolgere compiti analitici e razionali. Questi studi sono ancora in corso e non sono definitivi; in particolare la grande difficoltà interpretativa dipende dal fatto che questi rilievi non si sono dimostrati esclusivi nel sesso femminile, ma sono stati ritrovati anche in alcuni uomini di Mondobimbo.
E’ comunque molto probabile che a Mondobimbo il descritto cambiamento sociale fosse il prodotto di più fattori, tra i quali senz’altro la già citata assenza di guerre, ma anche l’importante riforma che la Chiesa di Mondobimbo fu costretta ad attuare alcuni decenni orsono. Per farla breve: i vertici ecclesiastici, a causa di una grave crisi vocazionale e dopo lunghe e impegnative discussioni, decisero di affidare alle religiose ruoli di responsabilità alla pari con gli uomini.
Il clero maschile, quando avvenne questa riforma, non poteva immaginare quanta energia repressa fosse pronta ad esplodere tra le proprie religiose; in pochi anni in tutto il paese si assistette ad un fiorire di iniziative ed anche le parrocchie più isolate, collocate verso le montagne, ritrovarono una guida sicura e nuovi stimoli. Passato il primo momento di disorientamento, all’interno del clero si ristabilirono dei sereni equilibri e anche i vecchi parroci riconobbero l’utilità di suddividere con le religiose la cura delle anime di Mondobimbo. Dal punto di vista sociale l’apertura della Chiesa alle donne favorì un’immagine del femminile nuova e autorevole; la riforma ebbe quindi anche un forte valore simbolico, senza del resto produrre alcun significativo stravolgimento all’interno del contesto più strettamente religioso (da tempo infatti nel paese si erano sviluppate comunità monastiche miste, dove convivevano tranquillamente maschi e femmine).
L’unica polemica, durata il veloce arco di una estate e che inizialmente sembrò un vero cataclisma teologico, fu innescata inavvertitamente da un giornale locale. Questi in sintesi i fatti: nel corso di una intervista ad una classe di quinta elementare, ad una domanda che faceva riferimento a Dio Padre, uno dei bambini corresse l’intervistatore sentenziando che secondo lui Dio non era propriamente padre, o almeno non lo era meno di quanto non fosse anche madre. La polemica mediatica che ne derivò durò poco, perché l’assise teologica convocata per dare una risposta definitiva al dibattito pubblico (che stava diventando incontrollabile e che rischiava strumentalizzazioni politiche) concluse che Dio non era né padre né madre, ma comprendeva entrambi i generi. Nelle settimane successive in effetti si sprecarono gli articoli e gli interventi, dotti e meno dotti, per descrivere e definire meglio in cosa Dio è padre e in cosa è madre; si esaltò ad esempio la capacità creatrice e generatrice di Dio, tipicamente femminili, ma anche il vigore e la protezione nei confronti delle sue creature, caratteristiche queste di tipo maschile; e l’amore e la capacità di perdono tipicamente materni, ma anche la forza e l’autorevolezza ‘incarnati’ e rappresentati dal Figlio, e via discorrendo.
Terminate le dispute teologiche, a Mondobimbo l’assetto sociale prese nuovo vigore e si aprì un periodo di ulteriori e importanti riforme.
La storia delle riforme nel paese di Mondobimbo merita una descrizione dettagliata perché non ha uguali nelle altre nazioni continentali e forse nell’intero pianeta. Questa nuova stagione politica cominciò per iniziativa di una giunta particolarmente illuminata e attiva, guidata da un sindaco, (ovviamente donna) di grande intelligenza e sensibilità. Questo famoso sindaco si chiamava Mater e proveniva da una delle famiglie più colte del paese.
Mater aveva avuto il privilegio di viaggiare in altre nazioni, riportando al ritorno in patria nuove idee, nate soprattutto da un’intelligente e sensibile osservazione dei difetti altrui.
In particolare questa attenta signora si era accorta che sono soprattutto le giovani generazioni a possedere idee ed energia creativa, a patto di lasciare loro la possibilità di esprimersi. Mater aveva maturato la convinzione che i bambini e i giovani tengono in modo naturale al proprio futuro e sono spontaneamente tesi al nuovo, senza rimpiangere il tempo passato. Osservava infatti: ‘a scuola i ragazzi studiano volentieri storia perché vivono il passato come fosse una fiaba o un bel racconto dei tempi lontani, ma la materia che più interessa loro è il futuro, una materia non codificata e ufficiale, ma che in realtà racchiude in sé tutte le altre: è il futuro il motivo vero e finale per il quale sono a scuola a studiare ogni altra materia’.
Mater aveva osservato che nel suo paese, così come all’estero, gli adulti tendevano invece a conservare lo stato di benessere raggiunto, aggrappandosi ai piccoli e grandi privilegi raggiunti, timorosi di qualunque cambiamento. Secondo la sua analisi, la resistenza al nuovo dipendeva dalla pigrizia e dalla scarsa creatività e nascondeva una profonda sfiducia nell’avvenire.
L’età più a rischio per questo atteggiamento di immobilismo si dimostrava quella tra i cinquanta e i settant’anni, cioè la tipica età dei politici, dei direttori, dei primari, dei professori, dei dirigenti, ecc. Mater conosceva bene quella tipica azione politica che riesce a produrre riforme e leggi, ma che alla fine si caratterizza per non cambiare nulla, complicando soltanto le regole precedenti. In questa fascia d’età, risultava molto difficile trovare fantasia e creatività, e i parziali successi che occasionalmente si potevano osservare, derivavano il più delle volte dall’abilità di questi politici nel saper ‘vendere’ bene il loro operato, senza però produrre reali miglioramenti per la collettività.
Il bene comune fu l’oggetto di un’altra delle importanti riflessioni di Mater: ‘gli adulti – diceva – salvo rare eccezioni, se vogliono mantenere i loro privilegi e il loro benessere materiale devono necessariamente pensare prima a se stessi e poi agli altri; i bambini e i ragazzi invece sono naturalmente portati ad atteggiamenti più orientati alla condivisione, anche in seguito alla loro quotidiana esperienza che è molto più bello giocare con gli altri piuttosto che da soli. Nessun giovane si diverte a passare una sera al cinema o in pizzeria da solo, mentre ci sono adulti che amano bere o leggere o guardare la televisione in solitudine’.
Quando rifletteva sull’infanzia, Mater meditava sulla fondamentale differenza che esiste tra egoismo ed egocentrismo. Scriveva infatti in quegli anni: ‘l’egoismo non è tipico dei bambini, perché un bambino isolato dal mondo, o chiuso nel suo mondo, è destinato a soccombere: per sopravvivere infatti ha bisogno degli altri. L’egocentrismo invece può trovare spazio nell’infanzia perché il bambino che cresce e si sviluppa si sente al centro del mondo, ma questo suo mondo comprende anche il suo prossimo e quanto lo circonda’.
Mater, gradualmente, si era convinta che la mentalità dei bambini e la loro visione del mondo potevano avere un ruolo importante nella gestione della cosa pubblica. La sua idea più rivoluzionaria fu che i bambini dovevano aumentare il loro ruolo politico all’interno della società, mentre gli adulti lo dovevano diminuire.
A Mondobimbo le convinzioni di Mater si diffusero rapidamente, trovando terreno fertile. I dibattiti pubblici su questo argomento furono numerosi e trovarono soprattutto nelle donne delle sostenitrici agguerrite e decise. Gli uomini riuscirono ad opporre una debole resistenza e soprattutto faticarono a capire l’essenza della questione, in effetti non si parlava né di calcio né di automobili né di soldi.
Dicevamo che Mater maturò le proprie idee attraverso i viaggi che ebbe il privilegio di fare, ma fu la successiva esperienza della maternità che le permise di mettere a fuoco definitivamente le iniziali intuizioni. Osservare i figli crescere, interagire tra di loro e con i loro compagni, scoprire il loro mondo (che altro non era che il suo mondo infantile), riuscire a vedere con i loro occhi e a sentire con i loro sensi, confermò in lei la convinzione che l’infanzia non poteva rimanere esclusa dal mondo politico e produttivo, segregata in un limbo nell’attesa di accedere e di adattarsi ad un mondo già compromesso e fallimentare.
La giunta politica che si radunò intorno a Mater comprendeva donne cresciute nel periodo di stimoli e cambiamenti cui accennavamo all’inizio della nostra storia. Ad un certo punto quindi Mondobimbo si trovò in una congiuntura particolarmente favorevole dove ai vertici dello stato e della società erano attive donne dotate di quella speciale alchimia fatta di sensibilità materna e razionalità professionale.
Ed è proprio in questo contesto, come effetto finale di un lungo processo di evoluzione politica e sociale, che a Mondobimbo fu possibile realizzare quella grande riforma che ancora oggi è ricordata con il nome di Alma Mater. Questa famosa riforma prese il nome di colei che ne fu il principale estensore e ispiratore, ma il suo titolo voleva anche ricordare come il rinnovamento proposto doveva essere considerato un vero e proprio alimento per la società, un nutrimento in grado non soltanto di produrre semplice sopravvivenza, ma anche di favorire crescita e sviluppo: praticamente una forma di ‘allattamento della collettività capace di fornire a tutti energia e piacere al tempo stesso.
Così come un neonato che succhia il seno materno non è consapevole dell’atto del nutrirsi, ma introduce insieme al latte anche il piacere di vivere e di cibarsi della mamma che lo ha generato, allo stesso modo la riforma dell’Alma Mater aveva l’ambizione di ‘nutrire’ la popolazione di Mondobimbo attraverso la gestione della cosa pubblica, facendo in modo che questo avvenisse con lo stesso piacere e la stessa voglia di vivere tipiche del lattante.
La parte più tecnica di questa riforma era abbastanza semplice e riguardava l’età alla quale viene concesso il diritto politico, in pratica l’età alla quale è possibile esprime il voto per eleggere i propri rappresentanti. A Mondobimbo, da quando entrò in vigore la riforma dell’Alma Mater, si iniziò a votare dall’età di otto anni, da quando cioè si è già capaci di leggere e scrivere e si possiede qualche nozione di storia e geografia. A trent’anni il diritto di voto aveva termine, per riprendere definitivamente una volta superati i settanta.
Il diritto di voto agli anziani, cioè ai nonni, era stato introdotto con una successiva riforma del diritto di voto richiesta dagli stessi ragazzi e condivisa dai politici che governavano in quel periodo (si trattava della giunta successiva a quella del sindaco Mater).
Le ragioni per togliere il voto agli ultra trentenni è già stata sufficientemente spiegata e allo stato attuale delle nostre conoscenze è da considerare sostanzialmente scontata e ovvia. Occorre invece qualche spiegazione per comprendere le motivazioni che avevano portato alla ripresa del diritto di voto dopo i settant’anni. La richiesta dei ragazzi nasceva dalla riflessione che la maggior parte dei loro nonni era ormai lontana dagli interessi materiali e mondani; nonni e nipoti presentavano cioè una visione del mondo molto simile, soprattutto quando avevano la possibilità di vivere insieme condividendo lo stesso contesto sociale. Un’altro aspetto pratico che a Mondobimbo contribuì alla decisione di legalizzare il voto agli ultra settantenni riguardava la necessità di tutelare maggiormente questa fascia di popolazione a rischio di limitata assistenza e di emarginazione sociale.
La particolarità che ha reso la legislazione di Mondobimbo veramente unica al mondo non riguarda soltanto l’età alla quale è possibile votare, ma anche la netta separazione tra coloro che possono votare (cioè la fascia di età 8-30 anni e gli ultrasettantenni) e coloro invece che possono essere eletti, che a Mondobimbo sono i cittadini compresi tra i 30 e i 70 anni.
Quindi, per riassumere, in questo strano paese dopo l’applicazione della grande riforma bambini, giovani e anziani eleggevano i loro governanti e approvavano o rifiutavano i programmi politici, mentre gli adulti governavano e traducevano in azione politica quanto espresso dall’elettorato.
In pratica succedeva che un politico, se voleva avere qualche speranza di essere eletto, o di essere rieletto, doveva necessariamente proporre programmi, leggi e riforme adeguate alle esigenze di vecchi e bambini, dovendo anche fare attenzione che queste proposte fossero facilmente comprensibili. Tutto ciò portò allo sviluppo di campagne elettorali comprensibili anche ad un bambino e pertanto il linguaggio usato dai politici cominciò ad avvicinarsi molto a quello di una maestra delle elementari.
Con l’abolizione di ogni parola ambigua e complicata, anche i concetti espressi dalla politica si fecero semplici e diretti. Gli stessi obiettivi politici dovettero rapidamente cambiare non potendo più fare riferimento ai vecchi meccanismi economici e di potere.
A Mondobimbo dopo la riforma dell’Alma Mater scomparvero le lobby della finanza, dell’università e dell’industria, perché nelle leggi di riforma approvate dai bambini e dagli anziani un certo tipo di gestione del potere non poteva proprio essere inserito, in quanto nessuno era in grado di far capire ai bambini questo tipo di logiche.
Nei primi anni della riforma numerosi politici della vecchia generazione dovettero rinunciare alla campagna elettorale, perché non erano in grado di spiegare e di giustificare le loro proposte ai migliaia di ragazzini assiepati nei palazzetti dello sport, oppure non riuscivano a rispondere a tono alle incredibili domande o ai semplici e ingenui ‘perché?’ che i bambini rivolgevano loro durante i dibattiti televisivi.
Dicevamo di come furono le donne della politica a realizzare la riforma dell’Alma Mater, per i medesimi motivi le donne di Mondobimbo, dopo la riforma, videro aumentare la loro influenza sulla società. Con un elettorato tanto particolare, essere state madri e aver potuto condividere l’infanzia dei figli permetteva a molte donne di affinare linguaggio e idee, individuando le proposte più concrete ed efficaci, riuscendo nel contempo a comunicare e a motivare anche i contenuti più difficili.
Molte campagne elettorali a Mondobimbo si spostarono nei giardini pubblici e nei cortili delle scuole; anche le biblioteche, soprattutto quelle dei paesi, divennero luogo di dibattito e di incontro tra i politici e l’elettorato.
I temi ambientali trovarono ampio spazio in ogni programma politico. Nessun bambino era interessato ad un piano regolatore che favorisse le banche o gli speculatori edilizi, così le leggi per favorire una città a misura di bambino, di anziano e di disabile furono veramente finanziate e quindi finalmente realizzate.
Una legge che fu possibile approvare con particolare rapidità fu quella che tolse i recinti e le staccionate nei giardini pubblici (lì dentro i bambini si sentivano un po’ in gabbia). Per la sicurezza stradale si decise di rialzare i marciapiedi e di recintare le strade a maggior traffico. Una norma di questa legge prevedeva la chiusura al traffico delle strade di periferia dalle 15 alle 17 per permettere ai bambini di giocare a pallone e ad elastico direttamente in strada, come i nonni raccontavano di aver fatto molti anni prima.
E’ interessante osservare la formidabile complicità che si creò tra bambini e anziani. Su alcuni argomenti erano gli anziani che, raccontando il loro passato, condizionavano i giovani affascinandoli con prospettive per loro impensabili. Per altri temi invece gli anziani seguivano volentieri il parere dei bambini, a volte perché non erano proprio in grado di capire certe moderne diavolerie tecnologiche, altre volte perché comprendevano che il futuro era in mano ai giovani e che quindi da loro doveva venire la soluzione e la scelta.
Quando fu proposto un referendum per decidere se abolire la pubblicità in televisione, in modo del tutto imprevedibile, i bambini votarono per mantenerla. Il dibattito che accompagnò questo voto fu talmente acceso e approfondito, che alla fine i bambini ne uscirono come immunizzati dal condizionamento pubblicitario; dissero infatti che volevano divertirsi nelle pause dei loro programmi preferiti e che erano ormai sicuri di saper resistere alla pubblicità. Questa decisione spiazzò i pubblicitari a tal punto che nessuno di loro fu più in grado di creare strategie commerciali veramente convincenti.
A Mondobimbo i libri scolastici furono ben presto pagati con i ricavi delle banche e delle industrie, e così il diritto allo studio divenne un vero diritto per tutti.
Le norme più importati su cui si legiferò in quegli anni riguardavano la politica per le famiglie. Nel periodo precedente alla riforma, i programmi politici prevedevano già capitoli per sostenere le famiglie, soprattutto quelle numerose, ma erano sempre norme molto parziali e quasi mai finanziate. Dopo la riforma possiamo dire che a Mondobimbo non fu più possibile approvare una legge o un provvedimento che non fosse a diretto beneficio delle famiglie; i bambini infatti non riuscivano neppure a concepire programmi e idee che non riguardassero le loro famiglie, per loro era letteralmente inconcepibile un mondo al di fuori della famiglia.
In quegli anni fu molto difficile fare approvare norme che riguardassero gruppi del potere finanziario o industriale, bisognava sempre preoccuparsi che ogni provvedimento fosse a vantaggio, diretto o indiretto, delle famiglie, e se non di tutte le famiglie del paese, almeno della grande maggioranza.
Risultò così che in tutti i musei o i cinema del paese il biglietto di ingresso riguardasse tutta la famiglia indipendentemente dal numero dei figli, e se il nonno viveva in famiglia era compreso anche lui nel biglietto. Questo creò un palese vantaggio alle famiglie numerose, favorendo il ritorno alle famiglie allargate, dove l’unione fa la forza e dove è vantaggioso per tutti vivere insieme.
A Mondobimbo, per questi motivi, molti anziani che vivevano soli chiesero e ottennero di essere adottati da famiglie che non avevano i nonni, ne risultò un vantaggio per tutti, alla fine anche per le casse della previdenza.
Con un elettorato tanto ignorante in materia finanziaria (basta pensare all’uso che veniva fatto della ‘paghetta’) sembrava impossibile realizzare una riforma fiscale. A dispetto di ogni più pessimistica previsione invece si riuscì ad approvare una riforma economica talmente semplice che ad oggi nessun successivo governo ha ancora dovuto apportare modifiche. In estrema sintesi: a Mondobimbo tutte le spese sostenute dalle famiglie per crescere i figli o per accudire gli anziani furono rese completamente deducibili dalle tasse. Inizialmente si voleva produrre un segnale prevalentemente simbolico, stabilendo per legge che i figli costituiscono una risorsa e un bene per l’intero paese e non soltanto un problema per i genitori che li avevano messi al mondo; si voleva cioè sottolineare il valore collettivo della procreazione e dell’infanzia.
Questo semplice provvedimento ebbe diversi benefici effetti. Innanzitutto permise ad ogni cittadino (anche in chi non aveva figli propri) di sviluppare una ‘genitorialità diffusa’, responsabilizzando e coinvolgendo la collettività nell’impegno di crescita delle giovani generazioni.
Nella pratica la riforma fiscale avvantaggiò le famiglie numerose e i genitori che investivano maggiormente per la crescita dei figli; né derivò un aumento della natalità e un concomitante aumento del PIL. Dopo questa riforma infatti risultò vantaggioso indirizzare i figli a studiare un’altra lingua straniera o un nuovo strumento musicale o a partecipare ad attività sportive organizzate; alla fine la richiesta stimolò l’offerta e a Mondobimbo anche l’industria e i servizi presero maggior vigore, e questo compensò rapidamente l’iniziale minor gettito fiscale.
Dopo l’applicazione della riforma dell’Alma Mater, per le donne divenne ancora più facile coniugare professione e famiglia, perché le leggi e le norme volute e votate dai bambini tenevano sempre in grande considerazione il ruolo e le funzioni delle loro mamme, delle loro maestre, delle loro animatrici.
E gli uomini, come se la passavano a Mondobimbo? I più resistenti ai cambiamenti, i più violenti, quelli col carattere peggiore, i pochi che ancora erano principalmente interessati ai soldi, si trasferirono in altre nazioni dove ancora vigeva il vecchio sistema e dove ebbero la possibilità di continuare ad imporre la loro visione del mondo; tutti gli altri si adeguarono rapidamente ad una visione delle cose più semplice e diretta, potremmo anche dire, più infantile.
Adesso a Mondobimbo vivono uomini che amano i bambini e il loro mondo, che ammirano le donne capaci di governare il paese, che contribuiscono a risolvere i problemi facendo proposte comprensibili e orientate alla convivenza serena e alla tolleranza. In questo paese attualmente, come effetto della grande riforma, si sono ridotte anche molte malattie che un tempo affliggevano gli adulti (soprattutto i maschi), in particolare l’ulcera, l’ipertensione e la depressione; con grande beneficio anche del bilancio sanitario dello stato.
Io che scrivo questa storia sono uno degli uomini del paese di Mondobimbo e sono stato incaricato dalle donne, dai bambini e dagli anziani del mio paese a raccontare tutto questo; con la speranza che qualcuno possa credere in questa storia e abbia voglia di provare a cambiare anche l’altro mondo, quello dove i bambini non votano e dove i politici sono quasi tutti uomini che non devono mai rendere conto ai più piccoli di quello che fanno.
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