Baby Blues
Baby Blues, o più correttamente Maternity Blues, significa avere un momento triste e malinconico nel primo periodo dopo il parto. Proprio come gli schiavi neri d’america che sulle rive del Mississipi cantavano i loro tristi e dolci blues ricordando la patria lontana.
Attenzione: non significa che la mamma è diventata la schiava del suo bambino, però è vero che il mondo di prima è ormai lontano e niente sarà più come allora….
Questa tristezza, o semplice alterazione dell’umore, non è una malattia e neppure un vero disturbo, è semplicemente una difficoltà momentanea che se ne va spontaneamente così come è venuta; se viene voglia di piangere è meglio lasciare che i sentimenti facciano il loro lavoro. Dopo il pianto, come dopo un temporale, torna il sereno e ci scopriamo più felici di prima per aver vissuto, e superato, un’esperienza forte. Nascere e far nascere è una esperienza intensa e ambivalente, anche per il nostro bambino, infatti anche lui piange, e piangere un po’ insieme ci rende più sensibili e più uniti.
Che il Baby Blues non sia una malattia lo dimostra l’alto numero di mamme che nei primi giorni dopo il parto presentano questo tipo di umore: 40-70%, a secondo degli studi. Nonostante il momento di crisi le mamme un po’ tristi riescono a prendersi cura sia del bambino che di loro stesse, senza manifestare bisogni e aiuti particolari (ma un sorriso e due parole di incoraggiamento sono comunque sempre opportuni).
E’ utile sapere che dopo l’esperienza del parto possono nascere altre alterazioni dell’umore, che a volte disturbano la mamma fino a renderle difficile l’accudimento del bambino; in questi casi può essere necessario un sostegno, a volte è opportuno anche l’intervento di uno specialista. Ma come riconoscere un semplice blues da un inizio di depressione?
Intanto possiamo considerare il periodo di comparsa del disturbo: il blues di solito si presenta nei primi giorni dopo il parto e già dopo 10-15 giorni la situazione migliora sensibilmente fino a normalizzarsi, una forma (anche lieve) di depressione invece è più frequente dopo 2-4 mesi dal parto e può peggiorare col tempo. Dobbiamo però tenere presente che la depressione è un disturbo che può colpire in qualunque momento della vita (anche nel corso della gravidanza), e sembra che qualcuno sia predisposto a sviluppare questo disturbo. Dopo il parto il particolare assetto ormonale, la nuova identità acquisita, l’impegno e la responsabilità dell’accudimento, possono destabilizzare l’assetto emotivo della mamma.
Un altro modo per capire se il nostro umore è ancora ‘normale’ o inizia ad essere alterato è quello di valutare le capacità di cura verso se stessi e verso il bambino; è evidente che, soprattutto con il primo figlio, i momenti di preoccupazione non mancano e la paura di fare errori è sempre lì in agguato, ma questa piccola ansia normalmente non impedisce la gestione delle quotidiane occupazioni. La mamma che inizia una vera depressione non è semplicemente triste, può essere inappetente, con molte paure, incapace di dormire e di prendere una qualunque decisione, può essere irrequieta e irritabile verso i parenti e gli amici, a volte anche verso il bambino e gli altri figli; non si sente semplicemente una mamma ‘inadeguata’, ma può sentirsi una mamma ‘cattiva’.
In questi rari casi è necessario chiedere aiuto a qualcuno un po’ competente, che possa verificare (con un semplice colloquio) se effettivamente il nostro stato emotivo sta uscendo dai binari della normalità. A volte la mamma rimuove il suo problema e cerca di farsi vedere forte, nascondendo i suoi veri sentimenti per paura di essere giudicata, ma è come coprirsi con molti vestiti per non far vedere a nessuno che abbiamo preso il morbillo, ammalarsi non è mai un colpa e se abbiamo bisogno di cure dobbiamo farlo sapere a chi ha il compito di curarci.
Il compito di curare i disturbi dell’umore è degli psicologi, che attraverso colloqui particolari sono in grado di farci superare le difficoltà; nel caso il disturbo sia più serio può intervenire lo psichiatra il quale dispone anche di farmaci specifici per trattare situazioni selezionate.
l primo aiuto però dovrebbe venire dall’interno della famiglia, prima di tutto dal marito/compagno che ci conosce ed è in grado di leggere nel nostro sguardo e nei nostri gesti se c’è un problema importante; anche gli altri parenti più vicini e gli amici più intimi possono essere di grande aiuto.
Poi non dimentichiamo l’ostetrica che è una donna attenta e sensibile a questi problemi, competente per capire se siamo ancora in una situazione di normalità; potrà essere lei a favorire e organizzare gli eventuali primi contatti con lo specialista. A volte soltanto parlare e aprirsi con l’ostetrica può favorire la soluzione o la limitazione del nostro disturbo, che riesce così a spegnersi come un fuocherello scoppiato in modo fastidioso e inopportuno.
Comunque ricordiamoci che dopo il parto è inevitabile dover ricostruire un nuovo equilibrio e una nuova organizzazione, anche mentale.Forse possiamo tenere presenti alcuni consigli in grado di sostenere il nostro umore:
- passeggiamo all’aperto tutti i giorni e se possiamo più volte al giorno
- cerchiamo di incontrare altre persone e di comunicare
- confrontiamoci e sfoghiamoci con chi è disposto ad ascoltarci con pazienza
- riposiamo e dormiamo quando è possibile, trascurando la casa se necessario
- se i parenti sono intrusivi e creano confusione invitiamoli a farsi una vacanza
- cerchiamo un aiuto domestico o facciamoci regalare piatti già cucinati
- evitiamo di saltiamo i pasti e mangiamo un po’ di tutto (anche i dolci)
- chiediamo al papà di prendersi un po’ di ferie (è adesso che ne abbiamo bisogno!)
- allattiamo il nostro bambino e facciamoci aiutare a farlo con piacere
- se abbiamo dubbi sulla salute nostra o del bambino facciamoci rassicurare da qualcuno di cui ci fidiamo
Ricordiamo che:
- come dice un proverbio africano ‘per crescere un bambino occorre un intero villaggio’, e quindi non basta soltanto la mamma
- esistono anche bambini un po’ più difficili ed esigenti (ma se è il nostro, è comunque il migliore possibile)
- si impara a conoscere e ad accudire il bambino gradualmente
- a volte è amore a prima vista, altre volte ci si affeziona lentamente
- si procede sempre per tentativi ed errori e nessuno è perfetto, come disse Bettelheim, ogni genitore è quasi perfetto
- la realtà è sempre diversa da come l’avevamo immaginata (e molte volte è migliore!)
Una mamma ha definito il suo disturbo dell’umore come una ‘mancanza di baricentro’, è sufficiente quindi appoggiarsi per un attimo a qualcuno e il ‘baricentro’ ritornerà al suo posto.