Il bambino secondo Janusz Korczak

Il bambino secondo Janusz Korczak

“Il bambino pensa con il sentimento, non con l’intelletto”.
Janusz Korczak (1878-1942)

Janusz non era uno psicologo, ma aveva trovato la chiave per entrare nel mondo dei bambini. Era pediatra, pedagogo, scrittore, poeta, libero pensatore. Era anche ebreo (il vero nome era Henryk Goldzmit) e per questo ha terminato prematuramente la sua vita nel campo di sterminio di Treblinka nel 1942 assieme a duecento bambini ospiti di quella Casa dell’Orfano che dirigeva da circa trent’anni a Varsavia.

L’opera e le idee di Korczak sono poco note nel nostro Paese perché solo da pochi anni alcuni dei suoi scritti più significativi sono stati tradotti e pubblicati dalla casa editrice Luni. La sua opera principale si intitola “Come amare il bambino” ed è stata scritta tra il 1914 e il 1918 e pubblicata in polacco nel 1920. Questo saggio, a nostro giudizio, non ha semplicemente un valore storico, ma contiene pensieri e riflessioni di grande attualità, in grado di stimolare e illuminare il nostro lavoro con i bambini.

Korczak si era specializzato in pediatria a Parigi e a Berlino e per sette anni aveva esercitato la professione in ospedale con notevole successo. Ben presto però si accorse che benessere, crescita e stato di salute rappresentano per il bambino un’unica realtà inscindibile. Scienziato e letterato sensibile, giunse a considerare limitante doversi occupare soltanto della patologia; per lui esercitare la pediatria rischiava di diventare un ostacolo per una comprensione più profonda del bambino e del suo mondo.

 Lentamente, ma con grande lucidità, maturò l’idea, oggi attualissima, che per aiutare i bambini a crescere occorreva considerarli nella loro globalità e integrità, unificando i saperi della medicina, della psicologia, della pedagogia, della sociologia, ma anche della storia, della poesia, della religione…

Korczak aveva imparato a vedere il mondo con gli occhi dei bambini. Lo dimostra anche un suo romanzo, intitolato “Quando ridiventerò bambino” del 1924, nel quale racconta la giornata di un bambino di otto anni attraverso il suo particolare punto di vista. Nei suoi scritti sono numerose le sollecitazioni per “entrare” nell’ottica del bambino (o per tornare a vedere il mondo come quando eravamo piccoli). Sul tema dei diritti del bambino Korczak si è dimostrato particolarmente profondo, lucido e in grande anticipo rispetto alla società del suo tempo: nel 1929 scrisse “Il diritto del bambino al rispetto”, un’intera opera dedicata a questo argomento.

 Con parole appassionate Korczak spiega che è possibile riconoscere i diritti dei bambini soltanto quando si è capaci di capire i bambini, il loro mondo e i loro bisogni di crescita, quando si è capaci di vedere e di sentire come vedono e sentono loro, quando si riesce a considerare il loro mondo allo stesso livello di importanza del nostro: questo aveva imparato dai suoi ragazzi, questo era stato capace di fare nel corso della sua vita.

BRANI TRATTI DA “COME AMARE IL BAMBINO” DI JANUZ KORCZAK, 1920
(la suddivisione per argomento è del curatore al fine di facilitare la lettura)

Gravidanza

Dici: -il mio bambino-. Quando, se non durante la gravidanza, ne hai maggior diritto ? Il battito del suo cuore, minuscolo come un nocciolo di pesca, è eco del tuo. Il tuo respiro porta ossigeno anche a lui. Un unico sangue scorre in lui e in te, e neanche una delle sue rosse gocce potrebbe dire di sapere se rimarrà tua o se diverrà sua (…).

 Il boccone di pane che stai masticando gli serve per formare le gambe sulle quali un giorno correrà, la pelle che lo rivestirà, gli occhi con cui guarderà, il cervello in cui farà risplendere il pensiero, le mani che tenderà verso di te.

Fra quindici anni lui guarderà verso il futuro, tu verso il passato. In te ricordi e abitudini, in lui tendenza ai cambiamenti e fiere speranze. Tu dubiterai, lui attenderà con fiducia, tu paventerai, lui non avrà timore.

Puericultura e allattamento

Una cosa strana: prima il figlio le era più vicino, adesso era più suo; era più certa della sua salute, lo capiva di più. Riteneva di sapere, di essere capace. Dal momento in cui mani estranee – esperte, pagate per questo, sicure del fatto loro – si sono prese cura di lui, lei, sola, relegata in secondo piano, si sente inquieta. Il mondo glielo sta già togliendo.

A volte i genitori non vogliono sapere quello che sanno, né vedere quello che vedono. (…)

Tutte le madri sono in grado di allattare, tutte hanno una quantità di latte sufficiente; solo la mancata conoscenza della tecnica di allattamento le priva di questa innata capacità. (…) L’allattamento, infatti, è la prosecuzione della gravidanza, allorchè il bambino si è trasferito dall’interno all’esterno, si è separato dalla placenta, ha afferrato il seno e beve non più rosso, ma bianco sangue. Beve sangue ? Sì, sangue della madre, perché è questa la legge della natura (…).

Quante volte al giorno il bambino dovrebbe essere allattato ? Da quattro a quindici. Quanto deve durare la poppata ?

Da quattro minuti a tre quarti d’ora e più. Incontriamo seni facili e difficili, poveri o ricchi di nutrimento, con capezzoli buoni e meno buoni, resistenti e delicati. Incontriamo bambini che poppano energicamente, discontinuamente e pigramente. Non esiste quindi una regola valida per tutti (…).

La bilancia può essere un consigliere infallibile, quando dice ciò che sta accadendo; può diventare un tiranno quando la usiamo per realizzare la “normale” crescita del bambino dettata dagli schemi. Mi auguro che non passeremo dal pregiudizio delle “feci verdi” a quello della “curva ideale” (…)

Allorchè al bambino non basti il latte delle poppate, occorrerà completare l’alimentazione gradualmente, aspettando sempre le reazioni del suo organismo, dandogli di tutto, a seconda delle risposte del bambino stesso.

Ogni opuscolo (di puericultura) in voga ricopia dai manuali quelle piccole verità valide per i bambini in generale, ma che diventano menzogne per il tuo in particolare. (A proposito di svezzamento) occorre distinguere la scienza della salute dal commercio col pretesto della salute (…).

Primo anno di vita

Finchè la mortalità infantile era tanto spaventosamente alta, tutta l’attenzione della scienza era costretta a concentrarsi su biberon e pannolini. Oggi, forse fra poco, oltre che della vita vegetativa, potremo occuparci chiaramente della vita e dello sviluppo psichico del bambino nel primo anno di vita. Ciò che è stato fatto finora non rappresenta che un inizio. Infinito è il numero dei problemi psicologici e delle conseguenze che stanno al confine fra soma e psiche del lattante. (…)

 Se vogliamo conoscere le forme primogenie dei pensieri, dei sentimenti e delle aspirazioni prima che si sviluppino, si differenzino e si definiscano, dobbiamo rivolgerci a lui, al lattante.

Soltanto una sconfinata ignoranza e superficialità dello sguardo possono negare l’evidenza che il lattante possiede una individualità ben precisa e determinata, in cui confluiscono temperamento innato, energia, intelletto, senso di benessere ed esperienze vitali.

La vista. Il profilo del viso, come la falce della luna; solo il mento e la bocca quando il bambino la guarda da sotto in su; lo stesso viso, questa volta con gli occhi, quando guarda dal basso accomodato sulle ginocchia della madre e ancora con i capelli, se essa si china di più. Ma l’udito e l’olfatto dicono che è la stessa cosa. (…) Il lattante non sa che seno, viso, mani formano un’unità – la madre.

Parla con il linguaggio mimico, pensa con il linguaggio delle immagini e dei ricordi delle sensazioni provate (…). Pensa con le immagini della passeggiata e con i ricordi delle sensazioni provate durante le passeggiate precedenti.

Accettare lo sviluppo dell’intelletto del lattante è oltremodo difficile perché egli impara molte volte e molte volte dimentica: è uno sviluppo a più fasi, intervallato da pause e regressioni.

Sviluppo psicomotorio e crescita

Jedrek è un bambino di campagna. Cammina già. Si tiene allo stipite della porta e, scivolando cautamente fuori dello stanzone, va nell’atrio. Dall’atrio procede gattoni sui due gradini di pietra. Davanti alla casa incontra un gatto: si guardano un po’ e ognuno riprende la propria strada. Inciampa in un grumo d’argilla, si arresta, guarda. Ha trovato un bastoncino, siede, scava nella sabbia. C’è una buccia di patata, la porta alle labbra, sabbia in bocca, fa una smorfia, sputa, getta via. Si rialza in piedi, corre incontro al cane; il cane lo fa cadere, il bruto.

Fa già la smorfia di piangere, no: si è ricordato qualcosa, trascina la scopa. La mamma sta andando per acqua; si attacca alle sue gonne e cammina già più sicuro. Un gruppo di bambini più grandi, hanno un carretto, li guarda: lo mandano via, lui rimane in disparte e guarda. Due galletti si azzuffano, lui guarda. Lo mettono sul carrettino, lo portano, lo rovesciano. La mamma chiama. E’ la prima mezz’ora delle sedici ore della sua giornata.

Se gli prendi il cucchiaio, con il quale picchia sulla tavola, non lo privi di una cosa posseduta, ma della proprietà che ha la mano di scaricare energia e di esprimersi mediante il rumore.

Ha lasciato cadere a terra un bicchiere. E’ successa una cosa molto strana. Il bicchiere è sparito, e al suo posto sono comparsi degli oggetti completamente diversi. Si china, prende in mano un vetro, si ferisce, si fa male, dal dito cola il sangue. Tutto è pieno di misteri e di sorprese.

Dicono che ci sia una luna sola, ma la si vede dappertutto. – Senti, io mi metterò dietro la siepe, e tu mettiti in giardino – Hanno chiuso il cancello. – Allora, c’è la luna in giardino ?- C’è – Anche qui c’è – Si sono scambiati di posto, hanno verificato un’altra volta: ora sono sicuri che di lune ce ne sono due.

Che vita difficile hanno questi nani nel paese dei giganti ! Sempre con la testa in su per vedere qualcosa. La finestra è in alto come in prigione. Per sedersi su una seggiola, bisogna essere un acrobata.

Il bambino piccolo si sforza di conoscere se stesso, il mondo vivo e il mondo inanimato che lo circonda, perché a questo è legato il suo successo. Domandando: “che cos’è questo ?” con la parola e con lo sguardo, non vuole un nome, ma una valutazione.

Il lattante, che all’inizio triplica il peso nel corso di un anno, ha diritto a riposarsi. La velocità fulminea con la quale si compie il suo sviluppo psichico gli dà anche il diritto di dimenticare qualcosina di quanto già sapeva e noi avevamo immaturamente registrato come sua acquisizione definitiva.

Vale questo principio: il bambino deve mangiare quanto vuole, né più né meno. Anche durante l’alimentazione forzata del bambino malato, il cambiamento di dieta può essere determinato soltanto con la sua partecipazione e la cura deve essere condotta sotto il suo stesso controllo.

Costringere i bambini a dormire quando non ne hanno voglia è un delitto. La tabella che proclama quante ore di sonno sono necessarie al bambino è un assurdo. Il bambino pensa con il sentimento, non con l’intelletto.

Pericoli

L’indipendenza mi pare significhi possesso: io dispongo della mia persona. Nella libertà esiste un elemento volitivo e quindi di azione che sgorga dalla volontà. Le nostre stanze dei bambini con i mobili sistemati simmetricamente, i nostri giardini pubblici leccati non sono il campo dove si può manifestare l’indipendenza, né un laboratorio dove l’attiva volontà del bambino possa concretizzarsi.

Dappertutto trappole e pericoli, minacce e disgrazie che incombono. E se il bambino ti crederà e non mangerà di nascosto una libbra di prugne e ingannando la vigilanza con il batticuore non giocherà in un angolo con i fiammiferi, se ubbidiente, passivo, fiducioso, si sottometterà alla richiesta di evitare tutte le esperienze, di rinunciare a prove e tentativi, di schivare gli sforzi, ogni moto della volontà, che farà quando nel suo intimo sentirà qualcosa che ferisce, che brucia, morde ?

Per timore che la morte possa strapparci il bambino, strappiamo il bambino alla vita; per impedire che muoia non lo lasciamo vivere (…). Per un domani che non capisce né ha bisogno di capire lo derubiamo di molti anni di vita.

Pedagogia

Non: fa ciò che vuoi, ma: farò, comprerò, ti darò tutto quello che vuoi, ma tu devi chiedere soltanto ciò che io posso darti o comprarti o fare per te.

L’egocentrismo della visione del mondo infantile è anche mancanza di esperienza (…) Si potrebbe chiamare egocentrica visione dell’attimo presente il fatto che il bambino, per mancanza di esperienza, vive soltanto del presente. Un gioco rimandato di una settimana smette di essere realtà. D’estate l’inverno diventa una leggenda.

Il bambino conosce coloro che lo circondano, i loro umori, le loro abitudini, le loro debolezze (…). Sente la benevolenza, indovina l’ipocrisia, afferra al volo il ridicolo. Legge in faccia, come il contadino predice il tempo osservando il cielo.

Noia, il bambino non si sente in forma: quindi ha troppo caldo, ha freddo, ha fame, ha sete, mangia troppo, è sonnolento e dorme troppo, sente dei dolori e si stanca. (…) A volte provoca intenzionalmente una scenata, per ottenere nella prevedibile punizione la forte emozione che cercava.

Il gioco non è tanto l’elemento del bambino, quanto l’unico campo in cui gli permettiamo di prendere iniziativa in senso stretto o più in generale. (…) Al gioco il bambino ha diritto.Conviene ricordare che il successo del bambino non dipende solamente da come lo giudicano gli adulti, ma, in grado eguale o addirittura superiore, dall’opinione dei coetanei.

Se qualcuno ha combinato qualcosa di male, la cosa migliore è perdonarlo. Se l’ha fatto perché non sapeva, adesso sa. Se l’ha fatto involontariamente, nel futuro sarà più prudente. Se l’ha fatto perché fa fatica ad abituarsi, cercherà di essere più bravo. Se l’ha fatto perché qualcuno l’ha indotto, in futuro non seguirà più quei consigli. Se qualcuno ha fatto qualcosa di male, la cosa migliore è perdonarlo, aspettare finchè non si sarà ravveduto.

Nella teoria dell’educazione ci scordiamo che dobbiamo insegnare al bambino non solo ad apprezzare la verità, ma anche a riconoscere la menzogna, non solo ad amare, ma anche a odiare, non solo a stimare, ma anche a disprezzare, non solo ad acconsentire, ma anche a indignarsi, non solo a sottomettersi, ma anche a ribellarsi.

Il bambino vuole che l’educatore gli dimostri cordialità proprio nel momento in cui è davvero in colpa, quando è cattivo, quando ha avuto guai. Un vetro rotto, l’inchiostro versato, i vestiti strappati sono iniziative fallite (…)

Forse è la compassione l’unico sentimento benevolo che il bambino prova costantemente nei nostri confronti. “Ci deve essere qualcosa che non va, se sono sempre così infelici. Il papà poverino deve lavorare, la mamma è debole, fra non molto moriranno, non bisogna disturbarli”.

(Vogliamo) un educatore che non schiaccia ma libera, non trascina ma innalza, non opprime ma forma, non impone ma insegna, non esige ma chiede (…)

L’educatore, se si è preparato a questo momento per lunghi anni, osservando attentamente il bambino, può proporgli un programma su come arrivare a conoscersi, come vincersi, quali sforzi affrontare, come cercare la propria strada nella vita. Ritengo che molti bambini crescano nella repulsione per la virtù proprio perché gliela inculcano senza pausa, fanno indigestione di parole nobili.

Diritti del bambino

  • Diritto alla morte
  • Diritto alla sua vita presente
  • Diritto a essere quello che è
  • Diritto a esprimere ciò che pensa
  • Diritto a prendere attivamente parte alle considerazioni e alle sentenze che lo riguardano
  • Diritto al rispetto
  • Rispetto per la sua ignoranza
  • Rispetto per la sua laboriosa ricerca della conoscenza
  • Rispetto per le sue sconfitte e le sue lacrime
  • Rispetto per la sua proprietà
  • Rispetto per i colpi che gli riserva il duro lavoro della crescita
  • Rispetto per ogni suo minuto che passa, perché morirà e non tornerà più e un minuto ferito comincerà a sanguinare
  • Il bambino ha diritto di volere, di chiedere, di reclamare – ha il diritto di crescere e maturare e, giunto alla maturità, di dare i suoi frutti.

Quando parlo o gioco con un bambino, un istante della mia vita si unisce a un istante della sua e questi due istanti hanno la stessa maturità.

Carichiamo (l’infanzia) del fardello dei doveri dell’uomo di domani, senza riconoscerle alcuno dei diritti dell’uomo d’oggi.

Il bambino cresce, vive con intensità sempre maggiore, la sua respirazione si fa più rapida, il cuore batte più veloce; costruisce il suo essere, si sviluppa, si addentra più profondamente nella vita. Cresce giorno e notte: durante il sonno, mentre gioca, ride o piange e anche quando commette delle sciocchezze.

(…) e quando finalmente il domani è arrivato, noi aspettiamo ancora, giacchè l’opinione di fondo che il bambino non è ancora nulla, ma che sarà, che non sa ancora nulla, ma saprà, che non può ancora nulla, ma potrà, ci costringe ad una continua attesa. La metà dell’umanità non esiste nel pieno senso della parola; la sua vita non è che un gioco; le sue aspirazioni sono ingenue, i suoi sentimenti fugaci, le sue opinioni ridicole. I bambini sono diversi dagli adulti, manca qualcosa nella loro vita, eppure c’è qualcosa in più che nella nostra.

I bambini costituiscono una percentuale importante dell’umanità, delle sue genti, popoli e nazioni, in quanto abitanti, concittadini nostri, nostri compagni di sempre. Sono stati, sono, saranno. Una vita tanto per ridere non esiste. No, l’infanzia sono lunghi e importanti anni nella vita di un uomo.

Lasciamo che il bambino si abbeveri fiducioso nell’allegria del mattino (…)

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Opere di Korczak edite in italiano:

“Come amare il bambino” (1920)  1996  Luni
“Il diritto del bambino al rispetto” (1929)  2004  Luni
“Quando ridiventerò bambino” (1924)  1995  Luni
“Diario del ghetto”  1997  Luni

In lingua originale (polacco) sono reperibili 28 libri, alcuni dei quali tradotti in varie lingue (soprattutto tedesco, inglese, russo ed ebraico). Oltre ai saggi e ai romanzi Korczak ha scritto numerosi libri per bambini, soltanto in minima parte tradotti in italiano.


Incarnazione

Incarnazione

La psicanalista Monique Bydlowski, studiosa delle problematiche inconsce della gravidanza e del parto ed esperta di psicopatologia perinatale, sostiene che “qualunque gestazione realizza un’incarnazione ed è la conversione di un desiderio, di un progetto, in uno sviluppo biologico”.

A seguito delle ricerche psicanalitiche con oggetto donne sane alla prima esperienza di gestazione, emerge che nel contesto strettamente biologico del concepimento e della gravidanza si inseriscono elementi puramente psichici, quali i sogni, i desideri, le fantasie, i ricordi, le esperienze inconsce, che concorrono a dare corpo all’essere in formazione, dandogli senso e “interpretandolo come fa un musicista davanti allo spartito”.

In particolare i desideri più nascosti della madre, le esperienze vissute nel primo periodo della vita, ma anche le semplici fantasticherie (reverie), sono stati individuati come normali processi che si attivano al momento del concepimento e accompagnano tutta la gravidanza. Bydlowski sintetizza le conclusioni delle sue ricerche scrivendo: “l’eredità propone, il desiderio dispone, con tutta la sua complessità, le sue contraddizioni e la sua dimensione inconscia”.

La riflessione di questa ricercatrice prosegue oltre il campo puramente scientifico, osservando che, quanto recentemente osservato dalle scienze che studiano la psiche, era già stato in passato intuito da artisti e poeti, che pur senza riuscire a darne una interpretazione razionale chiaramente comprensibile, hanno dimostrato “il potere segreto di tradurre l’incoscio in libro aperto”.

Seguendo il filone di questa stimolante riflessione, ci sembra che anche le intuizioni che 2000 anni fa hanno guidato il racconto dell’Incarnazione nel Nuovo Testamento, possono trovare interessanti (e forse stupefacenti) spiegazioni e conferme dagli studi più attuali della psiche umana.

Nel Vangelo di Luca il concepimento di Maria è descritto attraverso l’annuncio della sua maternità da parte dell’Angelo Gabriele; è la Parola divina che diventa un essere vivente, che si incarna appunto in un bambino con precise caratteristiche biologiche. A Maria succede esattamente come ad ogni donna che concepisce un bambino, per la quale, più o meno inconsciamente, il bambino esiste ancor prima dell’inizio della sua vita.

In maniera meno esplicita, ma forse molto più profonda, troviamo la stessa intuizione nelle prime frasi del Vangelo di Giovanni: in principio era il Verbo (logos) … e il Verbo si fece carne. Il logos è appunto il pensiero, l’idea, la parola, che si fa carne. Ogni essere vivente è quindi pensiero che si incarna; la componente fisica e biologica segue e realizza la componente psichica che l’ha determinata e voluta.

Solo recentemente è stato possibile riconoscere e studiare la componente psichica del feto che si sviluppa nell’utero materno. Oggi è possibile riconoscere anche per la vita prenatale caratteristiche sensoriali ed emozionali ben definite, pur prive di consapevolezza e razionalità. Dalla lettura del vangelo di Luca, ritroviamo con molto anticipo queste recenti scoperte e leggiamo che al saluto di Maria la cugina Elisabetta avverte il sussulto del bambino che porta in grembo, ed è definito con molta precisione, un sussulto di gioia; l’udito fetale di colui che diverrà Giovanni Battista e le reazioni comportamentali provocate dal saluto, esprimo con molta chiarezza quanto oggi sappiamo della vita psichica prenatale.

Lo studio psicanalitico della gravidanza ha messo in grande risalto la grande sensibilità della madre indotta dalle modificazioni neuro-ormonali caratteristiche di questo periodo. In particolare per la madre di parla di trasparenza psichica (Bydlowski) durante la gravidanza e di periodo sensibile nel primo periodo dopo il parto (Winnicott, Stern, Cramer, Lebovici). A questa particolare condizione psichica, oggi considerata caratteristica di ogni gravida, non sembrano poter sfuggire neppure le due cugine, Maria ed Elisabetta, che stanno vivendo insieme l’esperienza di mettere al mondo un bambino. La nuova sensibilità emozionale di Elisabetta produce il saluto a Maria che tutti noi recitiamo nell’Ave Maria senza però la consapevolezza che tale invocazione è nata dall’intimo di una donna nel pieno della sua gravidanza.

Lo stato di trasparenza psichica di Maria sembra all’origine della lode del Magnificat. In questa formidabile e ispirata invocazione è facile individuare elementi di elevata sensibilità e poesia, accompagnati da immagini più concrete caratterizzate da forza e lucidità. Nel Magnificat Maria sembra rivolgersi a Dio e nel contempo anche al bambino che porta dentro di se, proprio come una giovane madre che sente la propria creatura come una parte di se dalla quale dovrà però riuscire (almeno in parte) a separarsi. Nel Magnificat Maria descrive il mondo nuovo voluto da Dio per gli uomini, ma canta anche il mondo che lei, come ogni madre, vuole per il suo bambino.

Nei primi capitoli del Vangelo di Luca non si parla soltanto di donne in gravidanza, ma è presente in maniera significativa e attiva anche un uomo: Zaccaria, l’anziano marito di Elisabetta. L’annuncio dell’Angelo Gabriele viene dato proprio a lui, quasi a significare che il concepimento, che nasce dall’idea di Dio, passa però anche da lui. Quest’uomo è parte attiva della gravidanza della moglie e anche per lui il figlio, Giovanni Battista, è prima di tutto un’idea, una parola che si incarna.

Per ogni padre il figlio nasce prima come idea che come individuo concreto, ogni padre vive un figlio immaginario in attesa del figlio reale che dovrà “adottare” quando potrà tenerlo finalmente tra le braccia. Come Zaccaria, ogni padre vive mentalmente, ancora prima che fisicamente, la gravidanza della moglie. Zaccaria, per volere divino, partecipa alla gravidanza di Elisabetta rimanendo per tutti i nove mesi muto, in un silenzio che lo rende più sensibile e chiuso in se stesso.

Secondo le ricerche degli ultimi decenni, dopo la nascita del figlio, anche i padri sufficientemente coinvolti, attraversano un periodo caratterizzato da maggiore empatia e sensibilità per la moglie e il figlio. Per Zaccaria questo momento di maggiore ricchezza emotiva trova espressione nel famoso Benedetto che pronuncia dopo la nascita del figlio, appena gli si scioglie la parola. Come per il Magnificat, anche questa preghiera sembra ispirata dalla situazione speciale indotta dall’aver fatto nascere. E’ anche questa una preghiera di alta poesia e sensibilità, ma che presenta riferimenti concreti alla realtà e alla storia; Zaccaria, da bravo padre, presenta il mondo a suo figlio e presenta suo figlio al mondo annunciandone la missione futura.

Maria, Elisabetta e Zaccaria possono ben rappresentare la complessità e la ricchezza psichica presente in ogni donna e in ogni uomo che progettano di mettere al mondo un bambino. J-P Sartre in una sua opera teatrale scrisse che “fare un figlio è approvare la creazione”. Anche questo pensatore (ateo nelle sue manifestazioni razionali) sembra dimostrare che nel campo della poesia e dell’arte sono possibili ispirazioni e intuizioni che rendono l’inconscio per un attimo manifesto e leggibile.

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Bibliografia :

BYDLOWSKI M. “Sognare un figlio” Pendragon 2004 
STERN D. “Nascita di una madre” Mondadori 1999
HRDY S. B. “Istinto materno” Sperling e Kupfer 2001 
SARTRE J.P. “Bariona o il figlio del tuono” Christian Marinotti 2003 
WINNICOTT D. “I bambini e le loro madri“ Raffaello Cortina 1987 
KLAUS M. e KENNELL J.H. “Dove comincia l’amore” Bollati Boringhieri 1998
CRAMER B. “Professione Bebè” Bollati Boringhieri 1992

 


La Mammmma

La Mammmma

Tra una mamma e una mammmma non ci sono soltanto due emme.La mamma potrebbe presentarsi da sé e potrebbe spiegarci la gioia e la fatica di essere madre.

La mammmma invece non può essere spiegata a parole perché chi la chiama così non sa ancora usare le parole. La mammmma è la mamma vista dal suo bambino ed è diversa da come la vediamo noi.

La mammmma è :

di chi immagina prima di vedere,
di chi ha emozioni prima di capire,
di chi vuole amore prima di qualunque altra cosa.

Chi dice mammmma non è interessato alla madre di ieri, né può immaginare come sarà la madre di domani,
chi chiama mammmma sta cercando la madre di adesso, quella che gli serve per vivere ora.

La mammmma è colei che mi rende completo, che annulla la mia paura e, nel contempo, colma la mia gioia di vivere. Senza la mammmma non potrei percepire di esserci, senza di lei non sarei; quando la perdo mi perdo e quando la trovo ritrovo me stesso.

Quando dico mammmma non ho bisogno di capire nulla, perché nella mammmma finisce tutto; anche il mio spazio, che ha cominciato dentro la mammmma, inizia da me e finisce da lei. Quando dico mammmma non so cosa dico, ma comincio a capire che posso capire, mentre capisco la mammmma inizio a capire chi sono.

A volte lei dice che io sono il suo bambino. Non è vero ! E’ lei che è la mia mammmma.


Usato non garantito

Usato non garantito

L’Assogiocattoli assieme al Ministero delle Attività Produttive ha stampato un pieghevole per genitori con bambini piccoli nel quale si spiega che carrozzine, passeggini, lettini, seggioloni, fasciatoi e box una volta usati non offrono più “sicurezza, confort e igiene”.

Il pieghevole conclude “Non sempre l’usato offre le garanzie di cui tuo figlio ha bisogno. Scegliere un prodotto nuovo significa eliminare ogni dubbio. Pensaci”

Io ci ho pensato e ho concluso che forse questo approccio al problema è un po’ terroristico per genitori sensibili e apprensivi che cercano di fare il meglio per il loro bambino.

Ho inoltre pensato che questo approccio è molto poco economico per le famiglie e invece molto produttivo per i venditori di attrezzature per l’infanzia.

Ho anche pensato che questi materiali vengono utilizzati per pochi mesi usurandosi molto poco; generalmente occorrono molti figli o molti cugini per arrivare a consumarli fino a danneggiarli.

Ho poi pensato che se alcune parti dei passeggini e dei seggioloni sono soggetti ad usura (ad esempio le ruote o i freni) basterebbe sostituire queste parti con pezzi di ricambio senza dover ricomprare l’oggetto integralmente.

Ho pensato che se ogni volta che nasce un bambino fosse veramente necessario comprare sempre attrezzatura nuova, il Governo, anziché sostenere l’Assogiocattoli, dovrebbe togliere l’IVA da questi prodotti oppure fornire alle famiglie incentivi per la sostituzione dei passeggini usati, come fa per le auto e i frigoriferi che inquinano. Probabilmente la carrozzina o il seggiolino per l’auto dovrebbero avere la priorità rispetto al decoder per il digitale terrestre.

Secondo il pieghevole la sicurezza per questi prodotti viene minata anche per la probabile perdita, dopo qualche anno, del libretto di istruzioni. Ma ho pensato che forse per aprire un seggiolone o un passeggino le istruzioni non sono da considerare importanti come quelle di un elettrodomestico o di una stufa a gas.

La sicurezza sarebbe compromessa anche da “eventuali danni, magari non visibili, che hanno compromesso la sicurezza e l’affidabilità delle componenti strutturali e/o meccaniche”. Ho pensato che forse il fasciatoio non è un aeroplano e ho pensato che questi misteriosi danni invisibili non si realizzano quando il fasciatoio è in solaio chiuso nel suo telo di plastica, bensì durante l’uso, e quindi anche con il primo figlio; se questi oggetti sono cosi poco sicuri forse non dovrebbero neppure produrli o almeno non dovrebbero essere così costosi.

Nel capitoletto dal titolo ‘confort’ è scritto che “negli articoli destinati alla prima infanzia confort non significa semplicemente comodità, ma anche salute, benessere, garanzia di uno sviluppo corretto: caratteristiche che solo un prodotto nuovo offre con certezza”. A questo punto della lettura mi stavo un po’ arrabbiando, ma ho mantenuto la calma e ho potuto continuare a pensare. Ho pensato che le scarpe nuove fanno più male di quelle vecchie e che niente è più comodo di un vecchio paio di jeans. Ho pensato che forse per un bambino di cinque mesi il suo benessere, la sua salute  e il suo corretto sviluppo, non dipendono da cosa comprano i suoi genitori, né da cosa l’industria è capace di produrre.

L’ultimo punto riguarda l’igiene. L’usato sarebbe sporco, pieno di polveri e di muffe. Ho pensato che forse dipende da come viene conservato e da come viene lavato prima dell’uso. Siccome sono un pediatra mi è venuto in mente che anche nei casi di infestazioni da pidocchi o da scabbia è sufficiente tenere gli oggetti chiusi per dieci giorni in un sacco di plastica per uccidere completamente anche  i parassiti più antipatici.

Ho anche pensato che, pur disponendo di molto denaro, forse non è molto etico gettare i passeggini dopo averli usati soltanto per pochi mesi e ricomprare tutto nuovo. Ho pensato che soltanto nel caso dei seggiolini per auto e per bici può essere opportuno procurarsi materiale recente costruito seguendo le attuali normative di sicurezza.

Dopo l’uso con i miei tre figli ho regalato tutto alla casa di accoglienza per madri in difficoltà con la certezza che altri bambini si sarebbero divertiti a saltare sul passeggino dei miei figli o a sputare mela grattugiata sul seggiolone (che avevo già provveduto a riverniciare tra il secondo e il terzo figlio).

Ho infine pensato che forse il pieghevole dell’Assogiocattoli e del Ministero delle Attività Produttive avrebbe fatto meglio a non invitare a pensare…


Il paese di Mondobimbo

C’era una volta il paese di Mondobimbo

I bambini costituiscono una percentuale importante dell’umanità, delle sue genti, popoli e nazioni, in quanto abitanti, concittadini nostri, nostri compagni di sempre. Sono stati, sono, saranno. Una vita tanto per ridere non esiste. No, l’infanzia sono lunghi e importanti anni nella vita di un uomo

J. Korczak, 1929

Si trovava incastonato tra una catena di montagne, non molto alte ma ben allineate, e un bel golfo, piuttosto aperto, in parte spiaggioso e in parte rotto da basse scogliere che si tuffavano nel mare.

A Mondobimbo abitava circa un milione di abitanti. La metà della popolazione era residente nella capitale, collocata a circa dieci chilometri dal mare e a trenta dai monti, mentre il resto degli abitanti era distribuito nel territorio a popolare grossi paesi, localizzati prevalentemente lungo la costa. Altre abitazioni erano sparse verso le colline fino alle pendici dei monti.

Mondobimbo era apparentemente una nazione normale, con i soliti problemi di sviluppo troppo veloce e di tradizioni che stentavano a sopravvivere. La crescita economica degli ultimi decenni, e soprattutto un lungo periodo senza guerre, avevano prodotto un certo benessere; anche la disoccupazione, come le vecchie malattie infettive, era ormai soltanto un lontano ricordo.

Tutti gli abitanti di Mondobimbo possedevano un’abitazione e almeno un’automobile. Il livello culturale era medio-alto, con ampia diffusione di biblioteche ben frequentate. Le biblioteche a Mondobimbo erano presenti anche nei paesi più piccoli, mentre le case più isolate potevano utilizzare un servizio di distribuzione settimanale: il famoso pulmino giallo, guidato da un vecchio bibliotecario in pensione che i bambini, incapaci di distinguere tra l’autista e il suo veicolo, avevano soprannominato Barbagialla.

Anche la televisione e i quotidiani locali contribuivano come potevano a far circolare le notizie, fornendo occasioni di dibattito e di confronto politico.

A Mondobimbo da molti anni governava una giunta un po’ anomala, che aveva la particolarità di essere costituita da un alto numero di donne ai posti di maggiore responsabilità. Uno dei motivi di questo semi-matriarcato era la maggiore capacità culturale e organizzativa delle donne di Mondobimbo rispetto ai loro concittadini maschi. Per alcuni decenni le ragazze di questo paese si erano diplomate e laureate con risultati di gran lunga superiori a quelli dei loro coetanei, mostrando poi nei luoghi di lavoro grande efficienza, resistenza e capacità organizzativa.

Sia nell’ambito produttivo che in quello più strettamente politico, le donne di Mondobimbo avevano dimostrato una particolare abilità nel trovare quel raro e difficile equilibrio tra razionalità e sensibilità, riuscendo a mescolare abilmente il nuovo e il vecchio, la tradizione e l’innovazione. Alcune personalità, in particolare, erano riusciti a trovare l’alchimia giusta per coniugare l’efficienza professionale con la sensibilità famigliare, esaltando al contempo sia la loro maternità che la loro produttività sociale.

Erano stati necessari alcuni decenni per arrivare a questo risultato, favorito in parte dal relativo isolamento del paese, ma soprattutto da quel lungo periodo di pace e di benessere cui si è già accennato.

Cosa dire degli uomini di Mondobimbo? Non c’è poi molto da dire, non erano peggio degli uomini di altre nazioni, semplicemente da alcune generazioni non avevano più dovuto mostrare la loro forza fisica, né difendere le loro famiglie dai predoni che battevano le coste nei secoli passati, e da tempo avevano anche perso la cattiva e antica abitudine di vivere in competizione gli uni con gli altri. Gli uomini di Mondobimbo non avevano quindi bisogno di dimostrare nulla a chicchessia, vivevano godendosi il loro relativo benessere, consapevoli che le loro donne erano in grado di gestire meglio di loro i problemi del paese.

Il limitato ruolo politico degli uomini, contrariamente a quanto si possa pensare, non aveva assolutamente minato la loro autostima, semplicemente perché a Mondobimbo da tempo si era gradualmente spenta l’antica competizione tra uomini e donne; questo importante fenomeno era la conseguenza dell’abbandono definitivo e duraturo di ogni forma di discriminazione e di disuguaglianza tra maschi e femmine.

In realtà, come dicevamo, a Mondobimbo vigeva un matriarcato soltanto parziale, in quanto diversi uomini contribuivano a vari livelli alla gestione sociale e politica del paese, ma ai vertici e ai ruoli chiave del potere, ormai da tempo, si vedevano praticamente solo donne.

Questo predominio femminile divenne ben presto oggetto di studio anche da parte dell’università di Mondobimbo. I sociologi e gli psicologi interpretavano in vario modo questa tendenza della società del paese, evidenziando, ad esempio, come il ruolo politico dell’attuale sindaco e della sua giunta, prevalentemente femminile, non si potesse definire di genere, ma rappresentasse un mix equilibrato di maschile e di femminile. Una perfetta sintesi, che era stata impossibile alle vecchie generazioni di politici maschi, i quali per secoli avevano mantenuto i loro rigidi schemi, quasi recitando un ruolo teatrale, poco efficace ma duraturo proprio perchè inflessibile.

Negli ultimi anni si erano sprecati gli studi per scoprire cosa aveva portato le donne di Mondobimbo a sviluppare questa particolare flessibilità e polivalenza. Le ricerche in campo biologico e genetico non furono in grado di giungere a spiegazioni plausibili, poiché la differenza di genere a questo livello non si dimostrò sufficientemente significativa. Anche il diverso assetto ormonale maschile e femminile non riuscì a giustificare le differenze che si volevano indagare; anzi, donne con un carattere di base sensibile e tranquillo, mostravano in alcune situazioni una forza e una capacità decisionale più simili a quelle di un condottiero che di una massaia.

Se diamo credito alle diverse tesi e ricerche svolte negli ultimi anni, dobbiamo concludere che la particolare abilità delle donne di questo paese, fu la diretta conseguenza del lungo allenamento legato alla necessità di coniugare lavoro e maternità, professione e crescita dei figli. Studi recenti nel campo delle neuroscienze hanno evidenziando come l’assetto mentale di molte donne di Mondobimbo sia caratterizzato da uno straordinario sviluppo della regione cerebrale dei cosiddetti neuroni mirror (probabile sede dell’empatia e della sensibilità), ma anche delle tradizionali zone cerebrali già note per svolgere compiti analitici e razionali. Questi studi sono ancora in corso e non sono definitivi; in particolare la grande difficoltà interpretativa dipende dal fatto che questi rilievi non si sono dimostrati esclusivi nel sesso femminile, ma sono stati ritrovati anche in alcuni uomini di Mondobimbo.

E’ comunque molto probabile che a Mondobimbo il descritto cambiamento sociale fosse il prodotto di più fattori, tra i quali senz’altro la già citata assenza di guerre, ma anche l’importante riforma che la Chiesa di Mondobimbo fu costretta ad attuare alcuni decenni orsono. Per farla breve: i vertici ecclesiastici, a causa di una grave crisi vocazionale e dopo lunghe e impegnative discussioni, decisero di affidare alle religiose ruoli di responsabilità alla pari con gli uomini.

Il clero maschile, quando avvenne questa riforma, non poteva immaginare quanta energia repressa fosse pronta ad esplodere tra le proprie religiose; in pochi anni in tutto il paese si assistette ad un fiorire di iniziative ed anche le parrocchie più isolate, collocate verso le montagne, ritrovarono una guida sicura e nuovi stimoli. Passato il primo momento di disorientamento, all’interno del clero si ristabilirono dei sereni equilibri e anche i vecchi parroci riconobbero l’utilità di suddividere con le religiose la cura delle anime di Mondobimbo. Dal punto di vista sociale l’apertura della Chiesa alle donne favorì un’immagine del femminile nuova e autorevole; la riforma ebbe quindi anche un forte valore simbolico, senza del resto produrre alcun significativo stravolgimento all’interno del contesto più strettamente religioso (da tempo infatti nel paese si erano sviluppate comunità monastiche miste, dove convivevano tranquillamente maschi e femmine).

L’unica polemica, durata il veloce arco di una estate e che inizialmente sembrò un vero cataclisma teologico, fu innescata inavvertitamente da un giornale locale. Questi in sintesi i fatti: nel corso di una intervista ad una classe di quinta elementare, ad una domanda che faceva riferimento a Dio Padre, uno dei bambini corresse l’intervistatore sentenziando che secondo lui Dio non era propriamente padre, o almeno non lo era meno di quanto non fosse anche madre. La polemica mediatica che ne derivò durò poco, perché l’assise teologica convocata per dare una risposta definitiva al dibattito pubblico (che stava diventando incontrollabile e che rischiava strumentalizzazioni politiche) concluse che Dio non era né padre né madre, ma comprendeva entrambi i generi. Nelle settimane successive in effetti si sprecarono gli articoli e gli interventi, dotti e meno dotti, per descrivere e definire meglio in cosa Dio è padre e in cosa è madre; si esaltò ad esempio la capacità creatrice e generatrice di Dio, tipicamente femminili, ma anche il vigore e la protezione nei confronti delle sue creature, caratteristiche queste di tipo maschile; e l’amore e la capacità di perdono tipicamente materni, ma anche la forza e l’autorevolezza ‘incarnati’ e rappresentati dal Figlio, e via discorrendo.

Terminate le dispute teologiche, a Mondobimbo l’assetto sociale prese nuovo vigore e si aprì un periodo di ulteriori e importanti riforme.

La storia delle riforme nel paese di Mondobimbo merita una descrizione dettagliata perché non ha uguali nelle altre nazioni continentali e forse nell’intero pianeta. Questa nuova stagione politica cominciò per iniziativa di una giunta particolarmente illuminata e attiva, guidata da un sindaco, (ovviamente donna) di grande intelligenza e sensibilità. Questo famoso sindaco si chiamava Mater e proveniva da una delle famiglie più colte del paese.

Mater aveva avuto il privilegio di viaggiare in altre nazioni, riportando al ritorno in patria nuove idee, nate soprattutto da un’intelligente e sensibile osservazione dei difetti altrui.

In particolare questa attenta signora si era accorta che sono soprattutto le giovani generazioni a possedere idee ed energia creativa, a patto di lasciare loro la possibilità di esprimersi. Mater aveva maturato la convinzione che i bambini e i giovani tengono in modo naturale al proprio futuro e sono spontaneamente tesi al nuovo, senza rimpiangere il tempo passato. Osservava infatti: ‘a scuola i ragazzi studiano volentieri storia perché vivono il passato come fosse una fiaba o un bel racconto dei tempi lontani, ma la materia che più interessa loro è il futuro, una materia non codificata e ufficiale, ma che in realtà racchiude in sé tutte le altre: è il futuro il motivo vero e finale per il quale sono a scuola a studiare ogni altra materia’.

Mater aveva osservato che nel suo paese, così come all’estero, gli adulti tendevano invece a conservare lo stato di benessere raggiunto, aggrappandosi ai piccoli e grandi privilegi raggiunti, timorosi di qualunque cambiamento. Secondo la sua analisi, la resistenza al nuovo dipendeva dalla pigrizia e dalla scarsa creatività e nascondeva una profonda sfiducia nell’avvenire.

L’età più a rischio per questo atteggiamento di immobilismo si dimostrava quella tra i cinquanta e i settant’anni, cioè la tipica età dei politici, dei direttori, dei primari, dei professori, dei dirigenti, ecc. Mater conosceva bene quella tipica azione politica che riesce a produrre riforme e leggi, ma che alla fine si caratterizza per non cambiare nulla, complicando soltanto le regole precedenti. In questa fascia d’età, risultava molto difficile trovare fantasia e creatività, e i parziali successi che occasionalmente si potevano osservare, derivavano il più delle volte dall’abilità di questi politici nel saper ‘vendere’ bene il loro operato, senza però produrre reali miglioramenti per la collettività.

Il bene comune fu l’oggetto di un’altra delle importanti riflessioni di Mater: ‘gli adulti – diceva – salvo rare eccezioni, se vogliono mantenere i loro privilegi e il loro benessere materiale devono necessariamente pensare prima a se stessi e poi agli altri; i bambini e i ragazzi invece sono naturalmente portati ad atteggiamenti più orientati alla condivisione, anche in seguito alla loro quotidiana esperienza che è molto più bello giocare con gli altri piuttosto che da soli. Nessun giovane si diverte a passare una sera al cinema o in pizzeria da solo, mentre ci sono adulti che amano bere o leggere o guardare la televisione in solitudine’.

Quando rifletteva sull’infanzia, Mater meditava sulla fondamentale differenza che esiste tra egoismo ed egocentrismo. Scriveva infatti in quegli anni: ‘l’egoismo non è tipico dei bambini, perché un bambino isolato dal mondo, o chiuso nel suo mondo, è destinato a soccombere: per sopravvivere infatti ha bisogno degli altri. L’egocentrismo invece può trovare spazio nell’infanzia perché il bambino che cresce e si sviluppa si sente al centro del mondo, ma questo suo mondo comprende anche il suo prossimo e quanto lo circonda’.

Mater, gradualmente, si era convinta che la mentalità dei bambini e la loro visione del mondo potevano avere un ruolo importante nella gestione della cosa pubblica. La sua idea più rivoluzionaria fu che i bambini dovevano aumentare il loro ruolo politico all’interno della società, mentre gli adulti lo dovevano diminuire.

A Mondobimbo le convinzioni di Mater si diffusero rapidamente, trovando terreno fertile. I dibattiti pubblici su questo argomento furono numerosi e trovarono soprattutto nelle donne delle sostenitrici agguerrite e decise. Gli uomini riuscirono ad opporre una debole resistenza e soprattutto faticarono a capire l’essenza della questione, in effetti non si parlava né di calcio né di automobili né di soldi.

Dicevamo che Mater maturò le proprie idee attraverso i viaggi che ebbe il privilegio di fare, ma fu la successiva esperienza della maternità che le permise di mettere a fuoco definitivamente le iniziali intuizioni. Osservare i figli crescere, interagire tra di loro e con i loro compagni, scoprire il loro mondo (che altro non era che il suo mondo infantile), riuscire a vedere con i loro occhi e a sentire con i loro sensi, confermò in lei la convinzione che l’infanzia non poteva rimanere esclusa dal mondo politico e produttivo, segregata in un limbo nell’attesa di accedere e di adattarsi ad un mondo già compromesso e fallimentare.

La giunta politica che si radunò intorno a Mater comprendeva donne cresciute nel periodo di stimoli e cambiamenti cui accennavamo all’inizio della nostra storia. Ad un certo punto quindi Mondobimbo si trovò in una congiuntura particolarmente favorevole dove ai vertici dello stato e della società erano attive donne dotate di quella speciale alchimia fatta di sensibilità materna e razionalità professionale.

Ed è proprio in questo contesto, come effetto finale di un lungo processo di evoluzione politica e sociale, che a Mondobimbo fu possibile realizzare quella grande riforma che ancora oggi è ricordata con il nome di Alma Mater. Questa famosa riforma prese il nome di colei che ne fu il principale estensore e ispiratore, ma il suo titolo voleva anche ricordare come il rinnovamento proposto doveva essere considerato un vero e proprio alimento per la società, un nutrimento in grado non soltanto di produrre semplice sopravvivenza, ma anche di favorire crescita e sviluppo: praticamente una forma di ‘allattamento della collettività capace di fornire a tutti energia e piacere al tempo stesso.

Così come un neonato che succhia il seno materno non è consapevole dell’atto del nutrirsi, ma introduce insieme al latte anche il piacere di vivere e di cibarsi della mamma che lo ha generato, allo stesso modo la riforma dell’Alma Mater aveva l’ambizione di ‘nutrire’ la popolazione di Mondobimbo attraverso la gestione della cosa pubblica, facendo in modo che questo avvenisse con lo stesso piacere e la stessa voglia di vivere tipiche del lattante.

La parte più tecnica di questa riforma era abbastanza semplice e riguardava l’età alla quale viene concesso il diritto politico, in pratica l’età alla quale è possibile esprime il voto per eleggere i propri rappresentanti. A Mondobimbo, da quando entrò in vigore la riforma dell’Alma Mater, si iniziò a votare dall’età di otto anni, da quando cioè si è già capaci di leggere e scrivere e si possiede qualche nozione di storia e geografia. A trent’anni il diritto di voto aveva termine, per riprendere definitivamente una volta superati i settanta.

Il diritto di voto agli anziani, cioè ai nonni, era stato introdotto con una successiva riforma del diritto di voto richiesta dagli stessi ragazzi e condivisa dai politici che governavano in quel periodo (si trattava della giunta successiva a quella del sindaco Mater).

Le ragioni per togliere il voto agli ultra trentenni è già stata sufficientemente spiegata e allo stato attuale delle nostre conoscenze è da considerare sostanzialmente scontata e ovvia. Occorre invece qualche spiegazione per comprendere le motivazioni che avevano portato alla ripresa del diritto di voto dopo i settant’anni. La richiesta dei ragazzi nasceva dalla riflessione che la maggior parte dei loro nonni era ormai lontana dagli interessi materiali e mondani; nonni e nipoti presentavano cioè una visione del mondo molto simile, soprattutto quando avevano la possibilità di vivere insieme condividendo lo stesso contesto sociale. Un’altro aspetto pratico che a Mondobimbo contribuì alla decisione di legalizzare il voto agli ultra settantenni riguardava la necessità di tutelare maggiormente questa fascia di popolazione a rischio di limitata assistenza e di emarginazione sociale.

La particolarità che ha reso la legislazione di Mondobimbo veramente unica al mondo non riguarda soltanto l’età alla quale è possibile votare, ma anche la netta separazione tra coloro che possono votare (cioè la fascia di età 8-30 anni e gli ultrasettantenni) e coloro invece che possono essere eletti, che a Mondobimbo sono i cittadini compresi tra i 30 e i 70 anni.

Quindi, per riassumere, in questo strano paese dopo l’applicazione della grande riforma bambini, giovani e anziani eleggevano i loro governanti e approvavano o rifiutavano i programmi politici, mentre gli adulti governavano e traducevano in azione politica quanto espresso dall’elettorato.

In pratica succedeva che un politico, se voleva avere qualche speranza di essere eletto, o di essere rieletto, doveva necessariamente proporre programmi, leggi e riforme adeguate alle esigenze di vecchi e bambini, dovendo anche fare attenzione che queste proposte fossero facilmente comprensibili. Tutto ciò portò allo sviluppo di campagne elettorali comprensibili anche ad un bambino e pertanto il linguaggio usato dai politici cominciò ad avvicinarsi molto a quello di una maestra delle elementari.

Con l’abolizione di ogni parola ambigua e complicata, anche i concetti espressi dalla politica si fecero semplici e diretti. Gli stessi obiettivi politici dovettero rapidamente cambiare non potendo più fare riferimento ai vecchi meccanismi economici e di potere.

A Mondobimbo dopo la riforma dell’Alma Mater scomparvero le lobby della finanza, dell’università e dell’industria, perché nelle leggi di riforma approvate dai bambini e dagli anziani un certo tipo di gestione del potere non poteva proprio essere inserito, in quanto nessuno era in grado di far capire ai bambini questo tipo di logiche.

Nei primi anni della riforma numerosi politici della vecchia generazione dovettero rinunciare alla campagna elettorale, perché non erano in grado di spiegare e di giustificare le loro proposte ai migliaia di ragazzini assiepati nei palazzetti dello sport, oppure non riuscivano a rispondere a tono alle incredibili domande o ai semplici e ingenui ‘perché?’ che i bambini rivolgevano loro durante i dibattiti televisivi.

Dicevamo di come furono le donne della politica a realizzare la riforma dell’Alma Mater, per i medesimi motivi le donne di Mondobimbo, dopo la riforma, videro aumentare la loro influenza sulla società. Con un elettorato tanto particolare, essere state madri e aver potuto condividere l’infanzia dei figli permetteva a molte donne di affinare linguaggio e idee, individuando le proposte più concrete ed efficaci, riuscendo nel contempo a comunicare e a motivare anche i contenuti più difficili.

Molte campagne elettorali a Mondobimbo si spostarono nei giardini pubblici e nei cortili delle scuole; anche le biblioteche, soprattutto quelle dei paesi, divennero luogo di dibattito e di incontro tra i politici e l’elettorato.

I temi ambientali trovarono ampio spazio in ogni programma politico. Nessun bambino era interessato ad un piano regolatore che favorisse le banche o gli speculatori edilizi, così le leggi per favorire una città a misura di bambino, di anziano e di disabile furono veramente finanziate e quindi finalmente realizzate.

Una legge che fu possibile approvare con particolare rapidità fu quella che tolse i recinti e le staccionate nei giardini pubblici (lì dentro i bambini si sentivano un po’ in gabbia). Per la sicurezza stradale si decise di rialzare i marciapiedi e di recintare le strade a maggior traffico. Una norma di questa legge prevedeva la chiusura al traffico delle strade di periferia dalle 15 alle 17 per permettere ai bambini di giocare a pallone e ad elastico direttamente in strada, come i nonni raccontavano di aver fatto molti anni prima.

E’ interessante osservare la formidabile complicità che si creò tra bambini e anziani. Su alcuni argomenti erano gli anziani che, raccontando il loro passato, condizionavano i giovani affascinandoli con prospettive per loro impensabili. Per altri temi invece gli anziani seguivano volentieri il parere dei bambini, a volte perché non erano proprio in grado di capire certe moderne diavolerie tecnologiche, altre volte perché comprendevano che il futuro era in mano ai giovani e che quindi da loro doveva venire la soluzione e la scelta.

Quando fu proposto un referendum per decidere se abolire la pubblicità in televisione, in modo del tutto imprevedibile, i bambini votarono per mantenerla. Il dibattito che accompagnò questo voto fu talmente acceso e approfondito, che alla fine i bambini ne uscirono come immunizzati dal condizionamento pubblicitario; dissero infatti che volevano divertirsi nelle pause dei loro programmi preferiti e che erano ormai sicuri di saper resistere alla pubblicità. Questa decisione spiazzò i pubblicitari a tal punto che nessuno di loro fu più in grado di creare strategie commerciali veramente convincenti.

A Mondobimbo i libri scolastici furono ben presto pagati con i ricavi delle banche e delle industrie, e così il diritto allo studio divenne un vero diritto per tutti.

Le norme più importati su cui si legiferò in quegli anni riguardavano la politica per le famiglie. Nel periodo precedente alla riforma, i programmi politici prevedevano già capitoli per sostenere le famiglie, soprattutto quelle numerose, ma erano sempre norme molto parziali e quasi mai finanziate. Dopo la riforma possiamo dire che a Mondobimbo non fu più possibile approvare una legge o un provvedimento che non fosse a diretto beneficio delle famiglie; i bambini infatti non riuscivano neppure a concepire programmi e idee che non riguardassero le loro famiglie, per loro era letteralmente inconcepibile un mondo al di fuori della famiglia.

In quegli anni fu molto difficile fare approvare norme che riguardassero gruppi del potere finanziario o industriale, bisognava sempre preoccuparsi che ogni provvedimento fosse a vantaggio, diretto o indiretto, delle famiglie, e se non di tutte le famiglie del paese, almeno della grande maggioranza.

Risultò così che in tutti i musei o i cinema del paese il biglietto di ingresso riguardasse tutta la famiglia indipendentemente dal numero dei figli, e se il nonno viveva in famiglia era compreso anche lui nel biglietto. Questo creò un palese vantaggio alle famiglie numerose, favorendo il ritorno alle famiglie allargate, dove l’unione fa la forza e dove è vantaggioso per tutti vivere insieme.

A Mondobimbo, per questi motivi, molti anziani che vivevano soli chiesero e ottennero di essere adottati da famiglie che non avevano i nonni, ne risultò un vantaggio per tutti, alla fine anche per le casse della previdenza.

Con un elettorato tanto ignorante in materia finanziaria (basta pensare all’uso che veniva fatto della ‘paghetta’) sembrava impossibile realizzare una riforma fiscale. A dispetto di ogni più pessimistica previsione invece si riuscì ad approvare una riforma economica talmente semplice che ad oggi nessun successivo governo ha ancora dovuto apportare modifiche. In estrema sintesi: a Mondobimbo tutte le spese sostenute dalle famiglie per crescere i figli o per accudire gli anziani furono rese completamente deducibili dalle tasse. Inizialmente si voleva produrre un segnale prevalentemente simbolico, stabilendo per legge che i figli costituiscono una risorsa e un bene per l’intero paese e non soltanto un problema per i genitori che li avevano messi al mondo; si voleva cioè sottolineare il valore collettivo della procreazione e dell’infanzia.

Questo semplice provvedimento ebbe diversi benefici effetti. Innanzitutto permise ad ogni cittadino (anche in chi non aveva figli propri) di sviluppare una ‘genitorialità diffusa’, responsabilizzando e coinvolgendo la collettività nell’impegno di crescita delle giovani generazioni.

Nella pratica la riforma fiscale avvantaggiò le famiglie numerose e i genitori che investivano maggiormente per la crescita dei figli; né derivò un aumento della natalità e un concomitante aumento del PIL. Dopo questa riforma infatti risultò vantaggioso indirizzare i figli a studiare un’altra lingua straniera o un nuovo strumento musicale o a partecipare ad attività sportive organizzate; alla fine la richiesta stimolò l’offerta e a Mondobimbo anche l’industria e i servizi presero maggior vigore, e questo compensò rapidamente l’iniziale minor gettito fiscale.

Dopo l’applicazione della riforma dell’Alma Mater, per le donne divenne ancora più facile coniugare professione e famiglia, perché le leggi e le norme volute e votate dai bambini tenevano sempre in grande considerazione il ruolo e le funzioni delle loro mamme, delle loro maestre, delle loro animatrici.

E gli uomini, come se la passavano a Mondobimbo? I più resistenti ai cambiamenti, i più violenti, quelli col carattere peggiore, i pochi che ancora erano principalmente interessati ai soldi, si trasferirono in altre nazioni dove ancora vigeva il vecchio sistema e dove ebbero la possibilità di continuare ad imporre la loro visione del mondo; tutti gli altri si adeguarono rapidamente ad una visione delle cose più semplice e diretta, potremmo anche dire, più infantile.

Adesso a Mondobimbo vivono uomini che amano i bambini e il loro mondo, che ammirano le donne capaci di governare il paese, che contribuiscono a risolvere i problemi facendo proposte comprensibili e orientate alla convivenza serena e alla tolleranza. In questo paese attualmente, come effetto della grande riforma, si sono ridotte anche molte malattie che un tempo affliggevano gli adulti (soprattutto i maschi), in particolare l’ulcera, l’ipertensione e la depressione; con grande beneficio anche del bilancio sanitario dello stato.

Io che scrivo questa storia sono uno degli uomini del paese di Mondobimbo e sono stato incaricato dalle donne, dai bambini e dagli anziani del mio paese a raccontare tutto questo; con la speranza che qualcuno possa credere in questa storia e abbia voglia di provare a cambiare anche l’altro mondo, quello dove i bambini non votano e dove i politici sono quasi tutti uomini che non devono mai rendere conto ai più piccoli di quello che fanno.


Prevenzione degli incidenti domestici

Prevenzione degli incidenti domestici

Suggerimenti di prevenzione degli incidenti domestici, documento da scaricare.


Nati per leggere

Nati per leggere

Sappiamo che per un bambino la vita mentale e quella del corpo sono strettamente connesse e interdipendenti; per la sua crescita quindi, oltre al cibo per il corpo, è necessario anche cibo per la mente. I libri e la lettura sono il piatto forte per stimolare le sue capacità cognitive e favorire lo sviluppo del linguaggio, già dal sesto mese di vita. In attesa di diventare autonomi in questa importante attività, hanno bisogno del nostro supporto; così attraverso la lettura ad alta voce abbiamo la possibilità di “somministrare” loro un ottimo cibo per la mente e condirlo a piacere con l’affetto e la partecipazione di cui siamo capaci.

I suggerimenti che seguono sono tratti dal sito che l’Associazione Italiana Biblioteche ha preparato per promuovere e sostenere il progetto NPL; sul sito Nati per leggere potrete trovare altre informazioni e utili riferimenti bibliografici suddivisi per le diverse fasce di età.

Perchè ?

Crea l’abitudine all’ascolto.
Aumenta i tempi di attenzione.
Accresce il desiderio di imparare a leggere. E’ un’esperienza molto piacevole  per l’adulto e il bambino.
Calma, rassicura e consola.
Rafforza il legame affettivo tra che legge e chi ascolta.

Quando

Potete riservare alla lettura un momento particolare della giornata prima del sonnellino
o della nanna, dopo i pasti, magari scegliendo dei momenti durante i quali siete entrambi
più tranquilli. Se il bambino è  inquieto non insistete.
Approfittate dei momenti di attesa, durante un viaggio,  dal medico, in coda presso un
ufficio pubblico. La lettura sarà il conforto al vostro bambino quando è malato.

Come

Scegliete un luogo confortevole dove sedervi.
Recitate o cantate le filastrocche del suo libro preferito.
Cercate di eliminare le altre fonti di distrazione – televisione, radio, stereo.
Tenete in mano il libro in modo che il vostro bambino possa vedere le pagine chiaramente.
Fategli indicare le figure.

Parlate delle figure e ripetete le parole di uso comune.
Leggete con partecipazione, create le voci dei personaggi e usate la mimica per raccontare la storia.

Non dimentichiamo ogni tanto di portare i nostri bambini in biblioteca dove, nelle sezioni a loro dedicate, potranno prendere confidenza con tanti libri colorati in paziente attesa dei piccoli lettori. Soprattutto nei giorni con clima avverso, la biblioteca potrebbe diventare un luogo nel quale stimolare la fantasia in valida alternativa alla televisione.


Progetto 6 + 1

Conoscere per prevenire

 

E’ un progetto di prevenzione primaria per la promozione della salute infantile promosso dal Ministero della Sanità insieme al Centro per la Salute del Bambino (associazione ONLUS di Trieste sito : salutedelbambino) e da alcune regioni italiane.

 

unoPrevenzione con l’acido folico
L’acido folico è una vitamina che, assunta nel periodo preconcezionale e nel primo trimestre di gravidanza, protegge il feto da importanti e gravi malformazioni (a carico della colonna vertebrale, del cuore, dei reni e altri organi).

dueProtezione dal fumo di sigaretta
Occorre evitare il fumo passivo sia in gravidanza che dopo la nascita. Il feto è a maggior rischio di aborto e di basso peso alla nascita; dopo la nascita il bambino manifesta maggiori probabilità di infezioni respiratorie e asma.

treAllattamento al seno
Il latte materno è il migliore alimento per i primi 6 mesi di vita e in questo periodo il bambino non avrebbe bisogno di altri liquidi o alimenti. I vantaggi dell’allattamento con il latte materno sono molteplici sia a breve che a lungo termine; in particolare è ben documentata la riduzione del rischio di infezioni e di allergie.

quattroPosizione nel sonno
La posizione supina (a pancia in su) riduce la possibilità di morte improvvisa. La morte improvvisa del lattante (SIDS) colpisce meno di un bambino su mille nei primi mesi di vita e nonostante ancora non si conosca cosa determina questa sindrome, possiamo almeno ridurre il rischio di esserne colpiti.

cinqueProfilassi attiva con le vaccinazioni
Vaccinare i nostri bambini è il modo migliore per proteggerli da alcune importanti malattie e soprattutto dalle loro complicanze e sequele. Si raccomandano le vaccinazioni contro poliomielite, difterite, tetano, pertosse, epatite B, emofilo, morbillo, parotite e rosolia. Oggi nel nostro paese queste vaccinazioni sono tutte gratuite.


seiProtezione in auto

In caso di incidente il rischio di trauma grave è estremamente ridotto se il bambino è collocato in un seggiolino di sicurezza omologato e montato correttamente; va utilizzato fin dalla nascita e anche per brevi tragitti.

piuunoNati per Leggere (NPL)
Si propone di diffondere la lettura ad alta voce ai bambini in età prescolare fin dal 6° mese di vita; questo semplice e piacevole intervento si è dimostrato efficace nel favorire le capacità cognitive e lo sviluppo del linguaggio, migliorando la relazione tra l’adulto e il bambino e, nell’età successiva, il suo rapporto con i libri.


Una città a misura di bambino

Una città a misura di bambino

Bisogna avere il coraggio di scegliere un nuovo parametro: il bambino. Si tratta di abbassare l’ottica fino all’altezza del bambino, comprenderne le particolarità semplici e genuine, e accettarne la diversità come garanzia di tutte le diversità: “quando la città sarà più adatta ai bambini sarà più adatta per tutti  (Tonucci).

La città educativa è quella che diventa familiare al bambino, è quella che lui sente amica e non ostile al punto da stimolare in lui “l’assunzione di comportamenti ed atteggiamenti responsabili di protezione e di cura nei confronti del proprio ambiente e, insieme, lo sollecita a porsi come soggetto capace di suggerire soluzioni originali e creative per risolvere i problemi e promuovere sviluppo” (Frabboni, Guerra).

Il bambino aggiunge una specifica visione del mondo e delle cose. Il suo sguardo sulla città è corporeo, concreto, naturalmente ecologico; è uno sguardo orientato al benessere, carico di affetti, di desideri, di possibilità; è uno sguardo libero da pregiudizi e non viziato da logiche di mercato; è infine uno sguardo aperto al futuro, alla fantasia, alla sperimentazione.

Lo spazio nella concezione del bambino non è una misura astratta di relazione fra oggetti. Le possibilità che lo spazio regala derivano da rapporti che non sono definiti, né tantomeno razionalmente definiti. Il bambino vive in un mondo in cui il simbolo predomina sul significato. I bambini vivono nel qui e ora; il tempo è un attributo degli eventi, non ne determina la successione, è una dimensione soggettiva.

La lezione che quotidianamente i più piccoli rivolgo agli adulti è la capacità di vivere in modo non alienato per riappropriarsi della città “come di un luogo in cui oltre a svolgere delle funzioni stabilite, ci si possa abbandonare all’evento e all’occasione” (Baldeschi).

Agli occhi di un bambino, una città che non può essere uno spazio di libera circolazione e di gioco, rischia di diventare un ambiente inquietante e minaccioso. Riconciliare i bambini e le città significa offrire ai più giovani la possibilità concreta e gli strumenti culturali per conoscere, esplorare, usare, amare la città e, quando saranno adulti, prendersene cura.

~

Vi segnaliamo i principali documenti che tutelano la progettazione e la gestione degli spazi urbani nell’ottica dell’infanzia e delle famiglie. Alcuni sono importanti documenti internazionali, altri sono leggi nazionali e regionali; purtroppo soltanto in parte queste indicazioni vengono applicate. Ve li proponiamo con la speranza che una maggiore conoscenza e divulgazione ne favorisca la loro applicazione, nella convinzione che dipende da ognuno di noi iniziare a trasformare le città a misura di bambino.

Materiale tratto dalla tesi di laurea di Elisa Boni “La vita del bambino nella città: percorsi di autonomia in uno spazio arricchito e progettato


Bici – Bus

Una ricetta … per tutti i bambini

ricetta

Categoria terapeutica

Manufatto a due ruote, di colore e forma variabile, che viene azionato dall’attività di un organismo completo e complesso; l’effetto è lo spostamento nello spazio alla velocità giusta per esplorare l’ambiente, senza produrre alcuna emissione inquinante (è possibile però un incremento variabile dell’appetito).

Indicazioni

E’ in grado di ridurre il rischio di sovrappeso e di obesità (che in Italia colpisce rispettivamente il 25 % e il 12 % dei soggetti 0-14 anni) e quindi prevenire nell’età adulta le principali patologie cardiovascolari. Il prodotto non agisce soltanto sull’apparato locomotore (ossa-muscoli-articolazioni) e su quello circolatorio e respiratorio, ma interviene positivamente sullo sviluppo del sistema nervoso favorendo la stimolazione degli organi di senso, dei riflessi e dell’attenzione. A lungo termine, l’uso costante del Bici-Bus, provoca un incremento marcato dell’autonomia e il soggetto si mostra maggiormente responsabile del proprio corpo; il movimento può trasformarsi in esperienza e stimolo che promuove la crescita globale del soggetto.

Controindicazioni

Il Bici-Bus non può essere consumato da chi vuole continuare a dormire anche dopo essere uscito di casa, da chi ama spostarsi e continuare a giocare col game boy, da chi desidera mantenere un rapporto con i genitori di natura passiva (in pratica da coloro che desiderano rimanere ai primi stadi della vita quando gli spostamenti erano opera degli adulti).

Precauzioni per l’uso

In caso di maltempo il Bici-Bus può essere ugualmente consumato associandolo ad abbigliamento opportuno; le basse temperature sono automaticamente contrastate da un uso più veloce del prodotto con conseguente produzione di calore supplementare.

Interazioni

E’ molto favorevole associare il prodotto con abbondanti colazioni a base di latte, biscotti oppure pane e marmellata; in questi casi viene favorito il metabolismo dei carboidrati e dei grassi con grande beneficio per uno sviluppo armonico dell’organismo in crescita.

Avvertenze

Il Bici-Bus va assolutamente consumato all’aria aperta al fine di migliorare l’ossigenazione e favorire l’esplorazione dell’ambiente circostante. Sono descritti fenomeni di euforia e miglioramento improvviso dell’umore; in alcuni casi i soggetti hanno manifestato relazioni amichevoli col loro mezzo di locomozione che può venire considerato un vero prolungamento di sé.

Posologia e somministrazione

Per i soggetti in età evolutiva (0-16 anni) è molto importante assumere il Bici-Bus almeno 2 volte al giorno (la crescita avviene sotto lo stimolo funzionale del movimento, richiedendo tempi lunghi e un’azione costante e quotidiana). E’ fortemente consigliato l’uso del prodotto al mattino dopo l’inattività notturna e dopo le ore di impegno scolastico. Altre assunzioni supplementari sono possibili nel corso del pomeriggio in relazione alle condizioni metereologiche e agli impegni del soggetto. La posologia ottimale per i bambini è stimata in 15-20 minuti 2 volte al dì oppure calcolando alcuni km al giorno in relazione all’allenamento del soggetto.

Effetti indesiderati

Può dare dipendenza e assuefazione. In particolare i ragazzi vivaci ed entusiasti rischiano di aumentare eccessivamente le distanze percorse, allargando gli spazi di esplorazione e incorrendo nell’effetto collaterale di arrivare a casa un pò in ritardo.

Data di scadenza

Dal momento in cui si inizia a consumare il Bici-Bus, è possibile continuarne l’uso per tutto l’arco della vita in maniera proporzionata all’età e all’entusiasmo posseduto.