Incarnazione
La psicanalista Monique Bydlowski, studiosa delle problematiche inconsce della gravidanza e del parto ed esperta di psicopatologia perinatale, sostiene che “qualunque gestazione realizza un’incarnazione ed è la conversione di un desiderio, di un progetto, in uno sviluppo biologico”.
A seguito delle ricerche psicanalitiche con oggetto donne sane alla prima esperienza di gestazione, emerge che nel contesto strettamente biologico del concepimento e della gravidanza si inseriscono elementi puramente psichici, quali i sogni, i desideri, le fantasie, i ricordi, le esperienze inconsce, che concorrono a dare corpo all’essere in formazione, dandogli senso e “interpretandolo come fa un musicista davanti allo spartito”.
In particolare i desideri più nascosti della madre, le esperienze vissute nel primo periodo della vita, ma anche le semplici fantasticherie (reverie), sono stati individuati come normali processi che si attivano al momento del concepimento e accompagnano tutta la gravidanza. Bydlowski sintetizza le conclusioni delle sue ricerche scrivendo: “l’eredità propone, il desiderio dispone, con tutta la sua complessità, le sue contraddizioni e la sua dimensione inconscia”.
La riflessione di questa ricercatrice prosegue oltre il campo puramente scientifico, osservando che, quanto recentemente osservato dalle scienze che studiano la psiche, era già stato in passato intuito da artisti e poeti, che pur senza riuscire a darne una interpretazione razionale chiaramente comprensibile, hanno dimostrato “il potere segreto di tradurre l’incoscio in libro aperto”.
Seguendo il filone di questa stimolante riflessione, ci sembra che anche le intuizioni che 2000 anni fa hanno guidato il racconto dell’Incarnazione nel Nuovo Testamento, possono trovare interessanti (e forse stupefacenti) spiegazioni e conferme dagli studi più attuali della psiche umana.
Nel Vangelo di Luca il concepimento di Maria è descritto attraverso l’annuncio della sua maternità da parte dell’Angelo Gabriele; è la Parola divina che diventa un essere vivente, che si incarna appunto in un bambino con precise caratteristiche biologiche. A Maria succede esattamente come ad ogni donna che concepisce un bambino, per la quale, più o meno inconsciamente, il bambino esiste ancor prima dell’inizio della sua vita.
In maniera meno esplicita, ma forse molto più profonda, troviamo la stessa intuizione nelle prime frasi del Vangelo di Giovanni: in principio era il Verbo (logos) … e il Verbo si fece carne. Il logos è appunto il pensiero, l’idea, la parola, che si fa carne. Ogni essere vivente è quindi pensiero che si incarna; la componente fisica e biologica segue e realizza la componente psichica che l’ha determinata e voluta.
Solo recentemente è stato possibile riconoscere e studiare la componente psichica del feto che si sviluppa nell’utero materno. Oggi è possibile riconoscere anche per la vita prenatale caratteristiche sensoriali ed emozionali ben definite, pur prive di consapevolezza e razionalità. Dalla lettura del vangelo di Luca, ritroviamo con molto anticipo queste recenti scoperte e leggiamo che al saluto di Maria la cugina Elisabetta avverte il sussulto del bambino che porta in grembo, ed è definito con molta precisione, un sussulto di gioia; l’udito fetale di colui che diverrà Giovanni Battista e le reazioni comportamentali provocate dal saluto, esprimo con molta chiarezza quanto oggi sappiamo della vita psichica prenatale.
Lo studio psicanalitico della gravidanza ha messo in grande risalto la grande sensibilità della madre indotta dalle modificazioni neuro-ormonali caratteristiche di questo periodo. In particolare per la madre di parla di trasparenza psichica (Bydlowski) durante la gravidanza e di periodo sensibile nel primo periodo dopo il parto (Winnicott, Stern, Cramer, Lebovici). A questa particolare condizione psichica, oggi considerata caratteristica di ogni gravida, non sembrano poter sfuggire neppure le due cugine, Maria ed Elisabetta, che stanno vivendo insieme l’esperienza di mettere al mondo un bambino. La nuova sensibilità emozionale di Elisabetta produce il saluto a Maria che tutti noi recitiamo nell’Ave Maria senza però la consapevolezza che tale invocazione è nata dall’intimo di una donna nel pieno della sua gravidanza.
Lo stato di trasparenza psichica di Maria sembra all’origine della lode del Magnificat. In questa formidabile e ispirata invocazione è facile individuare elementi di elevata sensibilità e poesia, accompagnati da immagini più concrete caratterizzate da forza e lucidità. Nel Magnificat Maria sembra rivolgersi a Dio e nel contempo anche al bambino che porta dentro di se, proprio come una giovane madre che sente la propria creatura come una parte di se dalla quale dovrà però riuscire (almeno in parte) a separarsi. Nel Magnificat Maria descrive il mondo nuovo voluto da Dio per gli uomini, ma canta anche il mondo che lei, come ogni madre, vuole per il suo bambino.
Nei primi capitoli del Vangelo di Luca non si parla soltanto di donne in gravidanza, ma è presente in maniera significativa e attiva anche un uomo: Zaccaria, l’anziano marito di Elisabetta. L’annuncio dell’Angelo Gabriele viene dato proprio a lui, quasi a significare che il concepimento, che nasce dall’idea di Dio, passa però anche da lui. Quest’uomo è parte attiva della gravidanza della moglie e anche per lui il figlio, Giovanni Battista, è prima di tutto un’idea, una parola che si incarna.
Per ogni padre il figlio nasce prima come idea che come individuo concreto, ogni padre vive un figlio immaginario in attesa del figlio reale che dovrà “adottare” quando potrà tenerlo finalmente tra le braccia. Come Zaccaria, ogni padre vive mentalmente, ancora prima che fisicamente, la gravidanza della moglie. Zaccaria, per volere divino, partecipa alla gravidanza di Elisabetta rimanendo per tutti i nove mesi muto, in un silenzio che lo rende più sensibile e chiuso in se stesso.
Secondo le ricerche degli ultimi decenni, dopo la nascita del figlio, anche i padri sufficientemente coinvolti, attraversano un periodo caratterizzato da maggiore empatia e sensibilità per la moglie e il figlio. Per Zaccaria questo momento di maggiore ricchezza emotiva trova espressione nel famoso Benedetto che pronuncia dopo la nascita del figlio, appena gli si scioglie la parola. Come per il Magnificat, anche questa preghiera sembra ispirata dalla situazione speciale indotta dall’aver fatto nascere. E’ anche questa una preghiera di alta poesia e sensibilità, ma che presenta riferimenti concreti alla realtà e alla storia; Zaccaria, da bravo padre, presenta il mondo a suo figlio e presenta suo figlio al mondo annunciandone la missione futura.
Maria, Elisabetta e Zaccaria possono ben rappresentare la complessità e la ricchezza psichica presente in ogni donna e in ogni uomo che progettano di mettere al mondo un bambino. J-P Sartre in una sua opera teatrale scrisse che “fare un figlio è approvare la creazione”. Anche questo pensatore (ateo nelle sue manifestazioni razionali) sembra dimostrare che nel campo della poesia e dell’arte sono possibili ispirazioni e intuizioni che rendono l’inconscio per un attimo manifesto e leggibile.
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Bibliografia :
BYDLOWSKI M. “Sognare un figlio” Pendragon 2004
STERN D. “Nascita di una madre” Mondadori 1999
HRDY S. B. “Istinto materno” Sperling e Kupfer 2001
SARTRE J.P. “Bariona o il figlio del tuono” Christian Marinotti 2003
WINNICOTT D. “I bambini e le loro madri“ Raffaello Cortina 1987
KLAUS M. e KENNELL J.H. “Dove comincia l’amore” Bollati Boringhieri 1998
CRAMER B. “Professione Bebè” Bollati Boringhieri 1992