Go to Top

ll neonato e l’allattamento

image_pdfimage_print

Il neonato e l’allattamento di D.Stern

Osserviamo dunque il momento dell’allattamento. Tutti sanno perfettamente in cosa consiste l’allattamento, ma io cercherò di analizzarlo con voi dal punto di vista della regolazione tra la madre e il neonato per poter capire meglio ciò che succede all’interno della relazione madre-bambino.

Quando il neonato comincia a poppare di solito non ha mangiato da qualche ora: ha fame. Ha molta fame. Comincia dunque a succhiare forsennatamente e ingurgita una gran quantità di latte placando così la parte più “impaziente” del suo appetito.

 Durante questa prima fase, la madre prende il neonato, gli mette il seno/biberon in bocca e non fa praticamente nulla: di solito non gli parla, spesso non lo guarda (guarda altrove), non si muove. Il bebè, dal canto suo, succhia, succhia come un matto. Non guarda la madre oppure, se la guarda, è con uno sguardo fisso: non cerca nulla e non si muove. In quel momento il sistema di interazione madre-neonato è ben regolato, da entrambe le parti: sia la madre che il bambino sono concentrati sul fatto che l’importante è di succhiare nel modo più rapido e completo possibile in maniera da placare la fame. Questa fase, però, non dura a lungo.

Una volta placata la fame, il bebè cerca di instaurare una relazione con la madre: è curioso. In questa seconda fase la madre deve scegliere cosa fare, come interagire con il neonato. Comincia dunque con una serie di stimolazioni tattili che provocano un certa reazione nel bambino. A questo punto, perché il sistema nervoso del neonato possa ritrovare un equilibrio, la madre aggiunge un’altra stimolazione (questa volta vocale) e gli dice : “Hei! Aren’t you hungry anymore?”. Continua a cullarlo, lo accarezza, gli tocca le mani e, nello stesso tempo, gli parla.

Dopo una ventina di secondi la madre si trova di fronte ad una nuova scelta: ogni 3, 9, 19 secondi c’è infatti una nuova decisione da prendere ed è proprio per questo che l’improvvisazione è così importante. E’ come se fosse un gioco il cui scopo principale è quello di far mangiare il bambino. Ma come? A che velocità? Con quali interruzioni? Che tipo di relazione tra i due caratterizzerà questo momento? Come farà la madre a controllare la fame del bambino?

Nell’interazione madre-bambino, le scelte della madre sono fortemente influenzate dalle rappresentazioni presenti nel suo repertorio mentale (chi è questo bambino che le sta di fronte? Cosa deve fare? qual è il suo ruolo nei confronti del suo bambino? …). Circa ogni 9 secondi la madre interroga le proprie interpretazioni e quelle del bambino per decidere cosa fare.

A questo punto il bambino vuole giocare, si distrae. La madre, invece, vuole che continui a succhiare e passa ad un altra serie di stimolazioni, questa volta più forti: muove il biberon, gli parla, lo guarda e lo cambia di posizione. Questi quattro tipi diversi di interazione servono semplicemente per regolare la poppata, l’attività del neonato, in modo che continui a prendere il latte, a nutrirsi. La madre si comporta come un direttore d’orchestra che aggiunge, quando il pubblico comincia ad annoiarsi un po’, prima i clarinetti e poi le percussioni.

Pensate a Beethoven, alla capacità che ha di creare innumerevoli variazioni: la madre fa esattamente la stessa cosa: sceglie una melodia che riprende man mano con diversi strumenti in un crescendo di intensità. In questo modo riesce ad evitare ciò che chiamiamo l’ “abituazione” e a mantenere invece sempre attiva la regolazione del neonato.

Possiamo naturalmente domandarci se la madre sia veramente il direttore d’orchestra o se invece non sia il neonato colui che dirige la relazione tra i due: la madre infatti segue e adatta le proprie scelte alle azioni del neonato, osserva la tonicità, lo sguardo, il modo di succhiare del bambino e, a seconda di ciò che vede, opera una sorta di aggiustamento al proprio comportamento.

Ciò che è estremamente interessante è che tutte le decisioni che la madre prende (una ogni 9 secondi circa), sono il risultato di una riflessione su chi è lei, e su ciò che lei vuole dal proprio bimbo.

Prendiamo per esempio una madre con un carattere alquanto intrusivo, che ha tendenza a controllare, a dirigere. Questa madre tenderà a prendere molte decisioni anche senza “consultare” il proprio bebè. Se questi vuole giocare mentre lei vuole che continui a succhiare, lo forzerà aggiungendo una gran quantità di stimolazioni fino ad arrivare rapidamente ad una situazione di “sovra-stimolazione”. La scelta di “iper-controllare” o di “ipo-controllare” è il risultato di tante piccole decisioni, di tante piccole manovre che regolano l’interazione tra madre e bambino nell’arco di pochi secondi.

E’ proprio in questa fase che si formano le cosiddette “impressioni cliniche” della madre e le rappresentazioni del bambino riguardo a ciò che significa essere con la propria madre. Il neonato ha la capacità di creare gli schemi e le rappresentazioni mentali di ciò che succede (quali sono le sequenze e la maniera di agire) in una certa situazione come per esempio quella dell’allattamento. Non si tratta dunque solamente di regolazione, ma di una vera e propria strutturazione della psiche della madre e della psiche del bambino nell’apprendere ad interagire con un’altra persona.

Le attuali teorie psicologico/psicanalitiche sostengono l’importanza delle fantasie della madre, ma, nel caso dell’allattamento, per esempio, si limitano a considerarlo come una gratificazione orale, certo molto importante, ma niente di più. Secondo il mio punto di vista invece, secondo il punto di viste della regolazione, l’allattamento rappresenta qualche cosa di ben più complesso e importante: si tratta di un momento fondamentale nella vita del neonato in quanto questi mette in pratica la vita stessa e il fatto di bere, di nutrirsi, di succhiare è in realtà un pretesto per poter essere con la propria madre, per imparare a regolarsi insieme.

Ecco dunque perché quando sento dire che la cosa più importante nei primi mesi di vita di un neonato è rappresentata dal bisogno di una gratificazione orale, mi chiedo se si è mai stati capaci di osservare veramente ciò che succede durante l’allattamento ! Diversi esponenti del mondo della psicanalisi hanno criticato quanto ho appena detto, ma vorrei ricordarvi che né Freud, né Melanie Klein (e con loro la maggior parte degli psicanalisti) hanno mai osservato i bambini di quell’età. Klein, per esempio, ha cominciato con bambini a partire dal primo anno di vita. Mi sembra importante ricordarlo in quanto bisogna sempre tener presente la differenza tra le teorie, astratte, e la realtà, concreta, osservata giorno dopo giorno.

Ritorniamo all’allattamento. Alla fine della poppata ci troviamo di fronte a due tipi di regolazione paralleli: quella della fame del neonato e quella del sonno che arriva. In questa terza fase la madre interrompe tutte le stimolazioni, dirette e forti, e ne elabora altre, molto più delicate. E’ un momento straordinario. La madre prende la mano sinistra del bimbo e comincia a giocherellare delicatamente con le sue dita: si tratta di una stimolazione (molto “soft”, rilassante) che permette di regolare l’interruzione dell’attività del neonato e il lento scivolare nel sonno.

 La madre è in grado di dosare l’intensità e il ritmo di questa stimolazione fino a quando il bambino si addormenta. Una vera e propria coreografia incredibilmente complicata e sofisticata ed estremamente affascinante.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *