La paternità tra letteratura arte e neuroscienze

 

Dossier riservato articoli di VocidiBimbi.itLa paternità tra letteratura arte e neuroscienze di Alessandro Volta

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Diventare padre è un’avventura ricca e complessa. Ma fare il padre e sentirsi padre sono due dimensioni che non necessariamente coincidono. Può succedere di ‘esserci senza esserci’, quando la presenza fisica è garantita ma privata della conseguente responsabilità. Al contrario si può essere padre con grande consapevolezza ma poco tempo da dedicare alla famiglia, riuscendo a essere decisivi nei momenti forti e fornendo un contributo significativo alle grandi e piccole decisioni quotidiane. Figli e madre hanno bisogno di essere ‘sentiti’ dal padre, devono avere la consapevolezza di occupare un posto privilegiato nella sua mente, con la certezza che nel momento del bisogno quella voce e quelle mani sapranno esserci.

Definire con precisione la paternità non è facile. La maternità è più visibile, ha una storia di millenni alle spalle; una pancia che cresce la si vede da lontano, un seno che dona latte ogni due ore senza sforzo è un miracolo particolarmente concreto. Una madre, anche se stanca e un po’ stravolta, appare naturale: è un po’ come una grande quercia. La mamma è come un torrente di montagna, non si ferma un attimo, procede inesorabile verso valle, cantando e saltando con determinazione. La mamma c’è sempre, per tutti. Un proverbio ebraico antichissimo sostiene che ‘non potendo essere dappertutto, Dio inventò la madre’ (ma Dio stesso, prima di essere Padre, non può che essere Madre, perché la stessa creazione è Madre).

Al padre invece mancano manifestazioni fisiche che lo possano caratterizzare chiaramente (da lontano è solo un maschio). Senza gravidanza, senza parto né allattamento, si rischia una paternità soltanto ideale e concettuale. Per la psicanalisi ogni padre deve ‘adottare’ il proprio figlio, e per nascere padre occorre sempre passare da una maternità. Per definire la paternità non sono quindi sufficienti le normali categorie biologiche e naturali, ma dobbiamo scomodare anche argomenti sociali e antropologici. Nella attuale società liquida osserviamo diverse tipologie di padre, e ci sembra di poter dire che non ne esiste una sola, vera e giusta; occorre quindi tentarne una sintesi, anche se parziale e provvisoria, che sappia adattarsi ai veloci mutamenti del contesto sociale.

Allora da dove partire per capire qualcosa dei padri di oggi? Per riuscire a leggere l’attualità può essere utile partire dal passato, evitando così una posizione troppo interna al problema. Propongo quindi un cammino di riflessione iniziando da due brevi testi di letteratura, uno del 1938 e l’altro del 1877, proseguendo con l’analisi di un famoso romanzo e terminando osservando alcune immagini artistiche tratte da quadri, affreschi e miniature del passato. I grandi poeti, gli artisti e i letterati, sono capaci di intuizioni e di sintesi impossibili al resto del genere umano (sono grandi proprio perché unici); spesso loro stessi non sono in grado di spiegare come è nato un certo pensiero o un’originale associazione di idee. In molte occasioni la letteratura ha anticipato importanti scoperte scientifiche, offrendo idee limpide come un diamante, pur in mancanza di alcuna evidenza o dimostrazione.

I due testi che propongo sono contenuti in due libri famosi: ‘La cripta dei cappuccini’ di Joseph Roth e ‘Anna Karenina’ di Lev Tolstoj. L’argomento di questi romanzi non è certo la paternità, ma trattando di vicende e sentimenti umani l’esperienza del diventare padre è profondamente e chiaramente descritta. Il romanzo che analizzeremo (solo in parte) è il famoso “Pinocchio” di Collodi. Le immagini sul ‘paternage’ di San Giuseppe sono tre, una di queste è del 1600, le altre del XV secolo. L’ultima riflessione è legata al quadro “I primi passi” nella versione dipinta da Van Gogh dall’originale di Millet. E’ suggestivo segnalare che tra questi artisti, soltanto Tolstoj è stato padre (ha avuto ben tredici figli), gli altri non hanno vissuto personalmente l’esperienza della paternità; questo ci dimostrata che non è indispensabile passare dall’esperienza diretta per riuscire a comprendere il senso profondo delle vicende umane.

Ritengo utile e interessante leggere questi contributi artistico-letterari alla luce delle recenti scoperte scientifiche, soprattutto quelle che negli ultimi vent’anni ci hanno fornito le neuroscienze e la neuroendocrinologia.